Croce Rossa, un riordino difficile
Nuovo futuro per la Croce Rossa italiana. Votato dal Consiglio dei ministri, il decreto legislativo di riordino stabilisce per l’ente la natura giuridica di associazione di diritto privato, disciplinata dalle norme del codice civile. Un’organizzazione diversa quindi per i comitati locali e provinciali, per i volontari e per il personale militare. Proprio da quest’ultimo arrivano le maggiori preoccupazioni. “Il Corpo militare e il Corpo delle Infermiere volontarie, ausiliari delle Forze Armate, che sono stati tra i fondatori della Croce Rossa Italiana – è scritto in un allarmato comunicato stampa – sono destinatari di una profonda riforma che vede la CRI privatizzata. Innegabile la delusione di determinare e completare nel 2015, la smilitarizzazione del Corpo Militare CRI cancellando, con un colpo di spugna, storia e tradizioni di uomini che da 146 anni sono stati al fianco delle istituzioni sempre a favore dei bisognosi e dei meno fortunati”. Una preoccupazione che ha un solido fondamento, in quanto per i vertici dell’ente il decreto di riordino segna “la nascita della Croce Rossa del domani”, associazione con una maggiore autonomia, regolata da uno statuto discusso e stilato direttamente dai volontari e dal personale dipendente. Saranno sempre i volontari, entro gennaio 2013 ad eleggere il presidente, interrompendo l’attuale gestione commissariale, consentendo all’istituzione di operare in modo snello e razionale. “Si vuole così consentire alla Croce Rossa – spiega il commissario Francesco Rocca – di ammodernarsi accettando fino in fondo le sfide che la globalizzazione ci impone, così da essere in grado di offrire servizi sempre più efficienti ed efficaci a chi si trova in condizioni di vulnerabilità in emergenza e non”. Moderata soddisfazione da parte sindacale. La Cisl funzione pubblica parla di un testo migliorato “aspettiamo di vedere le norme nel dettaglio – chiarisce il segretario nazionale Daniela Volpato – ma la prima impressione è che sono stati fatti dei passi avanti significati che garantiscono ai lavoratori la salvaguardia dei posti di lavoro nel passaggio dall’Ente pubblico all’Associazione privata, sia per quelli a tempo determinato che per quelli a tempo indeterminato”