Cure palliative, un percorso necessario per cancellare sofferenze inutili. Dal 2010, con la legge numero 38, un insieme di norme stabilisce applicazione e modalità di questo modello di assistenza, volto ad attenuare il dolore a quanti non trovino sollievo attraverso le ordinarie terapie farmacologiche. L’applicazione però non è uniforme, persistono situazioni di disomogeneità, specie nelle regioni del sud Italia. Per questo il 12 marzo, nella XII commissione Affari sociali della Camera è stata presentata e discussa una risoluzione, a firma del vicepresidente Luciano Ciocchetti, che “impegna il governo e le regioni a garantire piena attuazione alla legge 38 del 2010”. L’auspicio è non soltanto quello di promuovere una diversa organizzazione dell’assistenza, che metta al centro la persona e il diritto di non soffrire ma si sollecita la costruzione di una rete di assistenza che dovrebbe partire dagli ospedali per estendersi al territorio, attraverso le cure garantite al proprio domicilio e negli hospice. “Purtroppo, il diritto a ricevere cure palliative appropriate in tutte le fasi della malattia resta spesso disatteso ed inespresso – ha commentato il vicepresidente – sappiamo invece che  le stesse costituiscono una disciplina medica in rapida evoluzione, sia a livello nazionale che internazionale, con benefici documentati in termini di miglioramento della qualità della vita dei pazienti nelle fasi avanzate, evolutive e finali di tutte le gravi patologie. Si stima inoltre che, con la riduzione del dolore e di tutti i sintomi gravi, talvolta, si arrivi anche a un incremento dell’aspettativa di vita”. In sintesi, benefici assicurati e una dignità riconquistata, specie in un momento in cui si tende, da parte di varie regioni, a introdurre in modo più o meno surrettizio pratiche che non prendono minimamente in considerazione l’adozione di terapie basate sulle cure palliative. Un impegno costante da parte di Ciocchetti, che il 25 febbraio scorso, alla Camera dei deputati, ha presentato il “Nuovo manifesto sul dolore cronico”, in collaborazione con società scientifiche, professionisti sanitari, associazioni di pazienti e cittadini. Un modo per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sul diritto delle persone ad attenuare, se non cancellare, criticità invalidanti.

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