Da ottobre cure più facili in Europa
Sanità targata Europa. Una nuova garanzia per la salute dei cittadini degli stati membri. È la Direttiva 2011/24/UE, concernente l’applicazione dei diritti dei pazienti relativi all’assistenza sanitaria transfrontaliera, approvata il 9 marzo 2011 a Strasburgo, che dovrà essere recepita dagli stati membri entro il 25 ottobre 2013. In Italia si sta lavorando per accelerare i tempi, considerato il ritardo con cui si è partiti. È una nuova sfida – ha sostenuto il presidente della Regione Lazio e commissario alla Sanità Nicola Zingaretti, nell’audizione in Commissione Politiche sociali e salute della Pisana lo scorso 23 luglio – che non dovrà trovarci impreparati per cui si dovrà puntare all’eccellenza”. Nel testo, costituito da un complesso preambolo e 23 articoli, si tratta l’applicazione dei diritti dei malati con l’obiettivo di eliminare gli ostacoli che impediscono o rallentano la fruizione delle cure oltre frontiera. Soggetti interessati: i malati cui è impossibile ottenere una diagnosi nel proprio Paese o che intendono avvalersi di un centro di eccellenza di un altro Stato. Attualmente la domanda di assistenza all’estero rappresenta l’1 per cento della spesa pubblica, in una sanità che vede una spesa totale di circa 10 miliardi di euro, incluse le cure di emergenza. Il provvedimento nasce con l’intento di garantire la qualità dei servizi in sanità, l’accessibilità alle cure e la sicurezza dei pazienti in tutta l’Unione ma, soprattutto, per assicurare l’assistenza a tutto tondo ai pazienti colpiti da malattie rare, difficilmente diagnosticabili nel Paese di residenza. La Direttiva riconosce il diritto di libera circolazione, già sancito dalla giurisprudenza che, a tutt’oggi, ha trovato mille ostacoli a iniziare dall’obbligatorietà dell’autorizzazione preventiva, per finire al diritto ai rimborsi, passando per la difficoltà ad avere una informazione corretta e procedure semplificate. Ogni Paese membro disporrà di centri di informazione in grado di offrire dati sui trattamenti, sulle strutture a disposizione e le modalità di accesso alle stesse. Sicuramente permarranno le difficoltà di applicazione della complessa normativa, specie nei primi tempi ma la cooperazione tra gli Stati, punto fondante del provvedimento, con lo scambio di buone pratiche e notizie sulle innovazioni attraverso la tecnologia (eHealth) dovrebbe, nel medio termine, agevolare i cittadini europei. Sarà inoltre favorito lo sviluppo di reti di riferimento sui centri specializzati presenti nel continente, specie per quanto attiene alle malattie rare, patologie che sono state prese in seria considerazione dal legislatore, tanto da apportare numerose modifiche e integrazioni e revisioni alla normativa.