“Nei primi 9 mesi del 2024, sono oltre 20mila gli infermieri che si sono dimessi volontariamente. Quasi il 170% in più rispetto all’anno precedente”. Ė quanto emerge dal rapporto del sindacato di categoria Nursing Up, che insiste sull’evidente stillicidio. “Negli ultimi quattro anni sono oltre 43mila i professionisti che hanno lasciato di propria sponte la sanità pubblica” precisa il report sindacale, riportando numeri raccolti nel biennio 2021-2023 attraverso le fonti di ministero della Salute e Ragioneria dello Stato. “Si stima che ogni mese lasciano il nostro sistema sanitario oltre duemila infermieri e, se il trend negativo si confermasse – incalza il report – e non peggiorasse anche nei mesi successivi, da oltre 20mila passeremmo a oltre 30mila dimissioni”. Numeri preoccupanti, se assemblati alle cifre degli anni passati, in cui oltre 43mila infermieri hanno lasciato il pubblico negli ultimi quattro anni (2021-2024); 15.450 nel biennio 2021-2022; altri 8.500 nel 2023; oltre 20mila nel 2024 solo nei primi 9 mesi. “Cifre che raccontano una crisi senza precedenti e che, senza un intervento immediato, rischiano di far crollare su sé stessa una costruzione traballante come la sanità”, denuncia il presidente nazionale di Nursing Up Antonio De Palma. “Senza una azione lungimirante, tutti finiremo con il cadere nel baratro, dal momento che la qualità della nostra sanità e quella del lavoro di infermieri e medici sta colando a picco, e questo non può e non deve accadere”, avverte il sindacalista. Le cause del disastro sono note: turni impossibili, stipendi miseri con conseguente indebitamento, carichi di lavoro insostenibili, salari al di sotto della media europea, ambiente di lavoro ostile, nessuna valorizzazione professionale e perdita di fiducia nella professioneQuesto non è un esodo, è una disfatta”, denuncia De Palma, sottolineando poi la crisi delle vocazioni che vede in Italia, tra il 2015 e il 2022, un calo del 20% di studenti che tentano l’accesso ai corsi di laurea in infermieristica, con prevalenza di richieste del sesso femminile (80%). Per il presidente, le soluzioni ci sarebbero: aumenti salariali, piani di assunzione straordinari, investimenti nel ‘benessere organizzativo’, incentivi per scongiurare le fughe all’estero o nel privato. “Ogni professionista che lascia il Ssn è un pezzo di assistenza pubblica che sparisce”, constata De Palma, lasciando intendere che il sindacato sarà rigoroso nel richiedere risposte concrete dal governo.

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