De Palma, Nursing Up: “Serve l’infermiere di famiglia”
Polemica sindacale per la mancata sottoscrizione del Ccnl 2022-2024 della sanità
“L’infermiere di famiglia è una figura prevista da una legge del 2020 che ad oggi non ha ancora trovato alcun inserimento reale nel contratto”. Lo sottolinea Antonio De Palma, presidente del sindacato Nursing Up, riferendosi alla querelle insorta in sede di discussione per la firma del contratto della sanità 2022-2024 poi saltata, per l’opposizione della stessa sigla, insieme alla Cgil e alla Uil. Il presidente, tra le altre critiche mosse all’Aran, che avrebbe fornito “singolari interpretazioni ignorando le richieste avanzate dal Nursing Up”, insiste nel criticare l’introduzione della figura di “Assistente infermiere che avrebbe effetti pericolosi di scadimento della qualità assistenziale”. E ribatte sulla necessità di dare corso alle previsioni normative. Oltre alla legge del 2020, nel Lazio è una delibera di giunta, la numero 416 del 20 giugno 2024 a impartire le “Linee di indirizzo regionali per l’infermiere di famiglia e di comunità” ma, a quanto pare, le istituzioni sembrano non accorgersi di quanto stabilito. “Perché non si è agito con la stessa celerità dell’assistente infermiere, inserendo nel contratto questa figura essenziale per il rilancio della sanità territoriale? Perché gli infermieri di famiglia continuano a essere ignorati? Perché nessun sindacato ha alzato gli scudi per ottenere un dignitoso inquadramento contrattuale degli infermieri di famiglia?” Questi e altri interrogativi sono stati posti all’agenzia negoziale per la contrattazione mentre da più parti, si sollevano critiche al sindacato autonomo degli infermieri, accusato di aver fatto perdere opportunità ai professionisti. Va giù dura la Fials, che ha addirittura stampato un manifesto elencando tutte le opportunità che, ad avviso dell’organizzazione, si sarebbero perse non siglando l’intesa. Un diniego che dispiegherà i suoi effetti a lungo, sebbene Nursing Up, con il suo presidente, sostenga “siamo pronti al confronto ma su basi chiare e senza strumentalizzazioni e senza accettare compromessi che penalizzino i diritti dei professionisti sanitari e la qualità dell’assistenza del Servizio sanitario nazionale”.