Direttori, Valeriani: “Equilibrio di bilancio e più servizi”
La commissione Politiche sociali e salute della Regione Lazio, ha ratificato la nomina di 11 direttori generali di Asl e aziende ospedaliere.
Chiediamo a Massimiliano Valeriani, vice presidente del Consiglio regionale, di chiarirci il percorso con cui si è arrivati alla conferma dei manager.
La strada scelta da Zingaretti è del tutto inedita: ovvero la formulazione di una “short list” dei 50 migliori candidati (individuati tra i 581 aspiranti manager che hanno presentato la domanda), a cui si è giunti tramite un percorso di selezione e di prove informatiche. Una procedura trasparente che ha unito al punteggio assegnato dalla valutazione dei curricula quello del risultato dei test.
Qualche volto nuovo, comunque già presente da tempo nel management di varie aziende, e molte consolidate professionalità tra i neo direttori. Qual è la novità?
Intanto la cosa importante è che abbiamo ricevuto moltissime domande di manager da tutta Italia. E che c’è stato un abbattimento dell’età media dei neo-direttori: il più giovane ha 40 anni. Inoltre per la prima volta i nuovi manager, i cui curricula metteremo presto online, sono stati individuati al di fuori di qualunque scelta clientelare e influenzata dalla politica. Tutti loro poi saranno vincolati a obiettivi ben precisi, a livello finanziario e di potenziamento dell’offerta dei servizi sanitari.
Procedura innovativa con Agenas ma direttori legati a regole, in prevalenza mutuate dal decreto 502 del 1992. Forse la sanità aziendalizzata avrebbe bisogno di norme più attuali?
Il dibattito sulla governance delle aziende sanitarie è un tema nazionale, così come le norme che regolano le nomine dei manager. Non dimentichiamo che il Lazio è una regione commissariata, a sovranità molto limitata. Prima va risolto il tema del rientro dal disavanzo. E in questo senso il prossimo varo del nuovo patto per la Salute lascia ben sperare.
Dopo le nomine, le immancabili polemiche. Come risponde una Regione che vuole imporre un nuovo “Modello”?
Le polemiche sono oramai un rituale e quando si fanno scelte concrete che rompono gli schemi è evidente che tanti si lamentino. Ma, in generale, non ho assistito a reazioni scomposte. Piuttosto sottolineo che si deve accettare il fatto che se vogliamo avere una nuova sanità occorre che la politica faccia un passo indietro. Il nuovo modello, come ha più volte spiegato Zingaretti, non lo costruisce una maggioranza contro l’opposizione, ma lo si fa tutti insieme. Confido che i partiti stavolta abbiano accettato questa sfida cruciale.
In questo clima di rinnovamento e razionalizzazione, su cosa punteranno gli obiettivi da assegnare ai direttori? Si pensa, ad esempio, a una risposta di salute sulla base di indagini epidemiologiche.
Gli obiettivi si stanno affinando proprio in queste ore. Ci saranno, ad esempio, quelli legati all’apertura delle nuove Case della Salute.
Ospedale vs territorio. Qualcuno si mette a gamba tesa ma il punto è la percentuale di risorse da assegnare a uno e all’altro, oggi squilibrata nel senso dei primo.
È un rapporto che va assolutamente invertito e avvicinato ai livelli delle regioni più virtuose. La realizzazione delle prime Case della Salute va proprio in questa direzione ed avvia il percorso di riequilibrio.
Veniamo alle valutazioni dei manager, tema fino ad oggi passato in secondo piano. Avremo elementi innovativi anche in tal senso?
Tutti i neo-manager saranno vincolati al raggiungimento di obiettivi precisi, non solo sul mantenimento dell’equilibrio finanziario ma anche sul potenziamento dell’offerta dei servizi sanitari. Questi due elementi concorreranno a valutare la performance del direttore generale e ne sanciranno il rinnovo dell’incarico o la decadenza.