Dirigenti a tempo: strumenti del politico

Matteo_Renzi_Senato1di Antonio Travia*

Fedir Sanità da sempre sostiene una riforma della dirigenza basata sul merito, che allontani la politica dall’amministrazione. Se abbiamo ben compreso, sembra che il presidente del Consiglio Matteo Renzi voglia mettere in piedi una amministrazione pubblica incentrata sul modello “sindaco d’Italia”. Verrebbe così esaltato il legame a doppio filo con la politica, legame non sempre virtuoso. Si veda la condanna di Giuseppe Scopelliti relativa alle sue attività di sindaco di Reggio Calabria. Un buco di bilancio enorme prodotto da “atti che firmavo e non leggevo” ha detto l’ex sindaco, scaricando le responsabilità sui dirigenti. Crediamo che ci sia sindaco e sindaco: Renzi ha fatto bene, dicono, a Firenze; Scopelliti che la magistratura dice aver fatto male, tanto male, a Reggio Calabria. Fedir è convinta che efficienza e legalità dipendano in primis dalle persone, non dal modello e nella pratica quotidiana troppi politici hanno dato pessima prova di sé. Non è a loro che può essere demandata la scelta del giusto dirigente pubblico. Lanciamo perciò un forte allarme sulle intenzioni di Renzi e un suggerimento: sola, unica, esclusiva preoccupazione del governo deve essere la creazione di un sistema che dia garanzie assolute sulla scelta delle persone giuste al posto giusto e non certo di un metodo di controllo della politica sulla dirigenza. Precarizzare ulteriormente la dirigenza pubblica, dando al politico la potestà di scegliere il dirigente più adeguato a sua completa discrezione, come suggerisce il “Modello Sindaco” non è la via maestra. Significa assoggettare la dirigenza pubblica ancora di più al potere politico e toglierle l’autonomia per operare bene. Ghettizzare una categoria intera in un albo senza specificare i criteri oggettivi di scelta, non risolve i problemi e non dà risposte ai cittadini. Più che alle enunciazioni di principio, Renzi pensi a strumenti per garantire una selezione oggettiva e non discrezionale, abbandonando i già diffusissimi criteri fin qui praticati: amicizia, appartenenza, accondiscendenza. Il ruolo della dirigenza pubblica è perseguire il pubblico interesse, indipendentemente e oltre il partito politico al governo, che ha un raggio di azione di breve, spesso di brevissimo termine in uno Stato come il nostro in perenne campagna elettorale mentre il dirigente pubblico deve garantire l’azione di lungo termine. Tale professionista non può diventare la cenerentola della politica e soprattutto non può essere costretto a lavorare al soldo della cattiva politica come emerge dal caso di Scopelliti. Un dirigente a tempo determinato, scelto esclusivamente su basi politiche – come vorrebbe il governo Renzi – sarebbe costretto a diventare di fatto complice dei delinquenti quando a sceglierlo è un delinquente. Il sistema sindaco auspicato da Renzi a tanto espone tutta la dirigenza pubblica. L’Italia davvero non se lo può più permettere. I fatti ci insegnano che l’intreccio mala politica e mala burocrazia è devastante, a volte letale.
*Segretario Fedir Sanità

 

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