In una società sempre più interconnessa, in cui le più semplici incombenze di vita sono oramai, inesorabilmente legate a procedure in rete, non è possibile lasciare indietro persone che alla rete, per problemi psico-fisici non possono accedere. Così, una forte istanza, fatta propria dalla commissione Affari sociali della Camera, ha portato alla creazione dell’Intergruppo parlamentare sulla “Accessibilità digitale”, presentato a Montecitorio il 19 marzo dal vicepresidente della commissione Luciano Ciocchetti, a cui hanno aderito finora 22 esponenti di Camera e Senato. L’intento è quello di promuovere iniziative culturali e legislative che permettano ai 13 milioni di italiani che hanno deficit di varia natura, di accedere a informazioni e servizi digitali. Un problema di software, di grafica e di standard non adeguati a chi ha dei deficit e cerca di acquistare biglietti, effettuare una prenotazione, presentare una domanda online. Un problema che tocca anche molti nativi “non digitali” ovvero i non più giovanissimi, che con gli strumenti informatici hanno poca dimestichezza e sono tagliati fuori da numerosissime opportunità, addirittura da servizi di massima importanza, legati alla sopravvivenza, come la pensione, le prenotazioni mediche, l’agenzia delle entrate e via elencando. Tornando alla disabilità vera e propria, interviene il vicepresidente della commissione Affari sociali Luciano Ciocchetti, che ha fortemente sostenuto l’iniziativa, ricordando che: “Solo il 2 o 3% di siti web sono accessibili a chi ha problemi di disabilità ma dopo 20 anni dalla promulgazione della legge che porta il nome del suo estensore, Lucio Stanca, sono ancora numerosi i siti pubblici e privati non accessibili da parte di chi ha difficoltà”. Il testo del provvedimento del 2004 è molto chiaro: i sistemi informatici debbono essere in grado di “erogare servizi e fornire informazioni fruibili senza discriminazioni”. Punto nodale della normativa sono infatti le cosiddette “tecnologie assistive”, ovvero strumenti e soluzioni tecniche in grado di ridurre le condizioni di svantaggio che consentano di accedere a tutti i servizi erogati dai sistemi informatici. Ciocchetti ha sottolineato come spesso, in Italia accada che ci siano ottime leggi che non riescono ad avere attuazione pratica. Un problema di livello europeo, con 80 milioni di disabili. “Ci sono siti divenuti indispensabili specie dopo il Covid – spiega il vicepresidente – fondamentali per la erogazione di alcuni servizi e l’accessibilità vuol dire soprattutto autonomia e welfare”. Un tema fortemente sentito, che si estende alla intelligenza artificiale, “Una rivoluzione che rischia di lasciare indietro qualcuno”, sottolinea il direttore generale di AgID, l’agenzia per l’Italia digitale Mario Nobile. Il resto dovrebbe farlo il Pnrr che, con 80 milioni di euro distribuiti tra Regioni, Comuni e Città metropolitane (le vecchie province) consentirà l’acquisto di tecnologie e la formazione del personale. In attesa di una legge, sollecitata dalle associazioni di disabili, che consenta agli stessi la possibilità del voto elettronico, istanza fortemente avvertita in Parlamento.

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