Donne e violenza, oltre la famiglia c’è il lavoro
Dati rilevati da uno sportello di ascolto, evidenziano l’aumento di atti violenti verso le lavoratrici
Femminicidio, violenza contro le donne, aggressioni sul luogo di lavoro. Per quanto attiene a queste ultime, svariata è la casistica degli episodi nei confronti dell’altra metà del cielo. Al male non c’è fine. Da statistiche provenienti dallo sportello mobbing/violenza sul lavoro, coordinato dal sociologo Fernando Cecchini, presso la Cisl Lazio di via Mozart, arrivano dati preoccupanti. Statistiche che evidenziano un numero elevato di vittime di genere femminile, sottoposte ad atti di prevaricazione o discriminazione, molestie sessuali, ostacoli alla maternità, perdita di professionalità, demansionamento, isolamento. “Una violenza stressante, sottile, bieca – attacca Cecchini – connotata da malvagità e vigliaccheria. Azioni che il più delle volte restano impunite perché l’esecutore si nasconde dietro una immagine di rispettabilità e di ruolo. Il violento, in sintesi, è quasi sempre un “colletto bianco”. Azioni deprecabili sul posto di lavoro, che hanno sicuri riflessi nella vita privata con conseguenze serie, che sfociano sovente in patologie psicosomatiche quali depressione, attacchi di panico, irritabilità. “In generale, è dimostrato che lo stress prolungato, porti alla produzione di cortisolo, definito ormone dello stress – spiega ancora il dottor Cecchini – che provoca nel tempo la riduzione della massa muscolare, della formazione ossea con possibile comparsa di osteoporosi. Si assiste inoltre all’alterazione del metabolismo di zuccheri e grassi con conseguenti obesità e diabete e a quelle della coagulazione e della pressione arteriosa, la non regolazione di altri assi ormonali gonadico, tiroideo, della crescita, e altre patologie somatiche sino ad arrivare a quelle tumorali”. Un quadro complesso, difficilmente immaginabile ai profani, che sconta la mancanza di una legge contro il mobbing, riferito agli ambienti di lavoro. “Sovente, dopo un duro e costoso percorso legale si scopre che la legge non è uguale per tutti”, conclude il sociologo auspicando di sostituire, a rituali “Giornate commemorative”, più proficue soluzioni sul piano giuridico.