“Eliminare la sanità convenzionata”
Nefrologa, esperienza di docente alla Sapienza: ecco Gabriella Bianchini, candidata di Rivoluzione Civile
Professoressa, cosa serve per rifondare la sanità del Lazio?
La sanità è il cuore dei poteri delle regioni, il loro principale compito. Distribuisce ogni anno il 7-8 % del PIL cioè 110-125 miliardi l’anno. Nonostante la quantità immane di risorse spese l’assistenza pubblica del Lazio è stata letteralmente distrutta. Se la Germania con una spesa inferiore alla nostra (7,4% del PIL) fornisce una sanità universale di qualità infinitamente superiore alla nostra (7,6% del PIL) vuol dire che, con gli stessi soldi , senza rubare e sprecare, si può offrire ai cittadini italiani una sanità addirittura superiore a quella tedesca.
Ci spieghi come
Eliminare il fenomeno della sanità convenzionata con gli enti religiosi. Ritengo che debbano esistere due tipi di sanità: quella fornita dagli ospedali pubblici e la sanità privata. La sanità in convenzione significa, ad esempio, che un policlinico religioso riceve dalla regione Lazio per un posto letto il doppio di quanto non venga remunerata una giornata di degenza al policlinico Umberto I. A mio avviso questa situazione presenta un profilo di incostituzionalità su cui nessuno finora si è soffermato. Uno stesso servizio a parità di qualità deve essere retribuito allo stesso modo.
Un nuovo modello organizzativo che creerebbe però problemi occupazionali
Una volta tolte le convenzioni a tutti gli ospedali e cliniche religiose lo stato comprerebbe le strutture degli stessi e ne assumerebbe i dipendenti, previo concorso. Le strutture private che vorranno continuare ad operare fornendo attività privata lo facciano con le proprie forze; quelle che invece non ritengono di poter continuare a fornire attività privata possono essere riassorbite dal pubblico. Soltanto a Roma ci sono almeno altri 7 ospedali religiosi convenzionati: la sanità privata ha tutto il diritto di esistere ma, ripeto, non deve assorbire le risorse pubbliche
Uno dei problemi lamentati da più parti è l’invadenza della politica nella sanità. Che fare?
Questo è il primo aspetto patologico che distingue la sanità italiana da quella europea: dobbiamo pretendere che la nostra sanità sia gestita come la migliore sanità europea. La prima cosa da fare è spezzare il nefasto legame tra politica e sanità, stabilendo che i concorsi pubblici, per personale amministrativo, medico, infermieristico di ogni ordine e grado, siano effettuati secondo i regolamenti dei paesi nord-europei: si può scegliere il regolamento danese, tedesco, svedese, norvegese. Far uscire il mondo della sanità dalla morsa della politica garantirebbe competenza, efficienza e legalità nelle scelte delle persone e nelle scelte gestionali.