Emergenza: le criticità del 112 in una interrogazione regionale

La centrale operativa del 112

Se i numeri del contagio da coronavirus spaventano, i numeri telefonici deputati all’emergenza spazientiscono. Da quando è esplosa la paura dell’epidemia, il numero unico 112 è stato preso d’assalto, tanto da richiedere il supporto di altre linee verdi di appoggio in tutte le regioni italiane. In realtà, da quando è stato istituito il 112 ha mostrato alcune criticità che il 18 febbraio scorso sono state illustrate in una interrogazione presentata dal consigliere regionale Antonello Aurigemma (FdI). Con l’atto consigliare numero 556, si chiede al presidente Zingaretti “quali misure intenda adottare per scongiurare la duplicazione delle risposte da parte delle sale operative, che ha arrecato gravi disagi ai cittadini”. L’idea del numero unico nazionale per l’emergenza nasce nel 1991, su impulso della Comunità europea. Nel 2002 vengono emanate alcune direttive a cui l’Italia non aderisce, tanto che nel 2006 si avvia il procedimento per la procedura di infrazione nei confronti del nostro Paese. Nel 2010 il sistema entra in funzione in Lombardia, il Lazio aderisce nel 2015 con la firma di un protocollo d’intesta tra i presidenti delle due regioni, Roberto Maroni e Nicola Zingaretti. Il 17 novembre dello stesso anno apre la centrale operativa 112 del Lazio, che ingloba le chiamate del vecchio 112 a cui rispondono i carabinieri, del 113 per la polizia, del 115 per i vigili del fuoco e del 118 per l’emergenza sanitaria. Un sistema complesso, il cui rodaggio mostra alcune crepe. Da più parti arrivano critiche su un presunto allungamento dei tempi di risposta, considerato che dalla prima chiamata l’utente deve poi essere reindirizzato a uno dei servizi richiesti e si perderebbero alcuni minuti preziosi. Il sistema operativo utilizzato è mutuato da quello dell’Areu – Azienda regionale emergenza urgenza della regione Lombardia, grazie all’accordo tra i due governatori ma le critiche nella nostra regione non si placano. Nell’agosto 2017, la morte di un anziano nella provincia di Roma, attribuita a un presunto ritardo nella risposta telefonica, scatena una violenta polemica. Numerose sono le interrogazioni parlamentari e in sede europea. Nel settembre 2019 in una conferenza stampa i vertici regionali dichiarano che “Il Lazio è oggi la prima regione in Italia per velocità di risposta media del Numero Unico delle Emergenze 112”. Tale asserzione si basa su dati forniti da una rilevazione effettuata dall’Areu, l’azienda lombarda che ha fornito al Lazio il sistema operativo. “Non chiedere all’oste se ha buon vino”, sostenevano i nostri nonni e la valutazione effettuata da un ente “non terzo” non ha convinto. “Le criticità del sistema – è scritto nell’interrogazione dell’esponente di Fratelli d’Italia – sono da attribuire a una prima spiegazione del problema per poi, una volta smistata la chiamata, dover nuovamente esporre dagli albori la problematica”. Una procedura che allungherebbe notevolmente i tempi di risoluzione delle emergenze. Il tutto “dimostrato da fatti di cronaca e testimonianze di utenti, sopraffatti dalle lunghe attese”, conclude Aurigemma, ancora in attesa di una risposta dai vertici regionali.  

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