Emergenza, più medici ma in pronto soccorso è caos

Ė Il solito copione: attese snervanti, ambulanze ferme, operatori impotenti, persone sofferenti che non trovano alcun conforto per ore e ore. Benvenuti in pronto soccorso. E non si tratta del reparto di emergenza di un unico ospedale ma di tutti i pronti soccorsi del Lazio. E questa volta non è complice il numero spropositato di sospetti Covid o del picco stagionale di influenza: è cronica carenza posti letto. Non sorprendente, in una regione in cui nell’ultimo decennio ne sono stati tagliati più di 3000, con 16 ospedali soppressi. “Modello Lazio, è lo slogan coniato per il successo della campagna vaccinale – ironizza un medico del dipartimento di emergenza di un grande ospedale romano – a cui fa da contraltare lo slogan disastro Lazio, una disorganizzazione perenne, considerato che, al di là delle vetrine mediatiche i punti nodali non sono stati risolti”. La Regione, per correre ai ripari ha annunciato un bando di concorso per assumere 153 medici di emergenza, ma saranno sufficienti per risolvere i problemi? Sul punto interviene il consigliere regionale Adriano Palozzi, che rimarca la difficoltà a trovare un posto letto nei nosocomi della Capitale. “Con l’arrivo dell’estate – scrive in una nota – crescerebbero i problemi e l’attesa per un posto letto, tra difficoltà e disagi. Una precarietà che necessita risposte immediate e concrete”. Per questo l’esponente di “Cambiamo” chiede chiarimenti al presidente Nicola Zingaretti e provvedimenti da mettere in campo “puntando su personale e investimenti – insiste – con la rimodulazione dei posti letti Covid quanto più efficace e rapida possibile”. La cosiddetta riconversione dei ricoveri infatti non sembra procedere speditamente nei reparti ospedalieri regionali, ciò acuisce ancor di più il gap tra domanda e offerta di prestazioni. Una difficoltà evidenziata anche da Assotutela, associazione da anni in campo per i diritti dei cittadini, il cui presidente Michel Maritato chiede “un cambio di passo della Regione Lazio nel ritorno alla normalità per non ricadere nei soliti, atavici, problemi della sanità”.

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