Le parole, si sa, sono importanti. Nella tutela della salute sono fondamentali. Per questo è necessario far luce su un fraintendimento in atto da tempo per cui, si è scambiato per pronto soccorso privato un semplice ambulatorio, che accoglie persone con problemi di lieve gravità, che nei reparti di emergenza pubblica sarebbero individuati come codici verdi o bianchi. Si tratta di un servizio attivato presso alcune strutture che – dietro pagamento di una cifra che va dai 130 ai 180 euro, esclusi costi di analisi e approfondimenti – porgono le immediate cure a chi si presenti con piccole ferite, contusioni, tagli, distorsioni o lievi malesseri. Nulla a che vedere con affezioni che richiedono interventi urgenti, che solo i medici di pronto soccorso di un ospedale del Servizio sanitario pubblico sono in grado di prendere in carico. Nonostante ciò, sono molti i cittadini allarmati e anche il mondo della sanità non è  esente da qualche preoccupazione. “Non chiamiamoli pronto soccorso, ma ambulatori dove vengono fatte prestazioni banali”, ha chiarito ai microfoni dell’agenzia Adnkronos Salute Fabio De Iaco, presidente della Società italiana di Medicina d’emergenza urgenza. Anche i sindacati medici prendono posizione e, secondo Pierino Di Silverio, segretario di Anaao Assomed, “i privati stanno sondando il terreno per verificare l’appeal di questo servizio e se realmente c’è una richiesta di cure in emergenza”. C’è chi ipotizza addirittura una fuga in avanti dei grandi gruppi della sanità privata che, in previsione dell’attivazione di case e ospedali di comunità finanziati dal Pnrr ma privi di operatori, potrebbero accreditarsi stipulando convenzioni con i servizi sanitari regionali, considerato il ricorso sempre più frequente ai cosiddetti medici “gettonisti” per supplire alle carenze in organico. Sul tema si esprime il segretario nazionale Ugl Salute, Gianluca Giuliano, che in una nota fa sapere che “tale deriva della sanità andrebbe da subito frenata, nel rispetto dell’articolo 32 della Costituzione, che garantisce cure adeguate a tutti senza distinzioni di ceto”. Il timore è quello di vedere pian piano crescere schiere di cittadini di serie A e di serie B, secondo le possibilità economiche, “un intollerabile privilegio dei ricchi – sottolinea Giuliano – mentre la salute deve essere assicurata a tutti nello spirito di quella giustizia sociale per cui Ugl si batte da sempre”. E l’attenzione si sposta sulla medicina territoriale, che non riesce ad assorbire le esigenze assistenziali di base, favorendo il sovraffollamento in pronto soccorso.

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