Epatite C, bollettino dell’Istituto di Sanità
Allarme sui trattamenti di bellezza, piercing e tatuaggi. Al primo posto la tossicodipendenza
Sempre più frequenti i casi di epatite C contratti con trattamenti come manicure, pedicure, rasature dal barbiere, piercing e tatuaggi, responsabili del 34% dei casi segnalati nel 2017. Lo indica il bollettino del Sistema epidemiologico delle epatiti virali acute Seieva dell’Istituto Superiore di Sanità. Dal 1985 in Italia c’è stato un calo generale per le infezioni da epatite, in particolare B e C. In oltre 30 anni l’incidenza è scesa dagli oltre 10 casi per 100mila abitanti della fine degli anni ’80 a meno di 1 caso per 100mila dal 2010 per l’epatite B e dal 2000 per l’epatite C. Nel 2017 le epatiti B segnalate al 22 novembre sono 178. Nel 2017 i casi di epatite C sono stati 47, la maggior parte tra i 35 e 54 anni e negli uomini. Uno dei principali fattori di rischio è la tossicodipendenza (31,8%), ma sono aumentati altri tipi di infezione, come i trattamenti di bellezza (34%), rapporti sessuali a rischio (31%) e l’esposizione in ospedale (30%), con emodialisi, interventi chirurgici, endoscopia o trasfusioni.