Esame neonatale dell’udito, un diritto sconosciuto
Diagnosi precoce della sordità: nel Lazio il decreto commissariale 104 del 9 aprile 2013, prevede che lo screening uditivo neonatale universale sia avviato in tutte le strutture sanitarie pubbliche, ospedali classificati e accreditati sedi di punti nascita ma, a otto mesi dalla pubblicazione, non tutte le strutture si sono adeguate. É quanto emerge dal 48esimo incontro di aggiornamento del Gruppo di Otorinolaringoiatria di Roma e Lazio dedicato proprio a tale programma – che si è svolto il 29 e 30 novembre – e ha visto la partecipazione del presidente e commissario ad acta Nicola Zingaretti, firmatario del decreto attuativo. Il decreto ricalca la delibera di giunta regionale 115 del 23 marzo 2012, “Linea d’azione screening uditivo neonatale universale. Programma di attivazione e messa a regime”, un vero e proprio documento tecnico contenente le linee guida elaborate da un gruppo di lavoro regionale, con l’individuazione delle strutture, l’affidamento del monitoraggio, la verifica dello stato di attivazione e messa a regime da parte della disciolta Agenzia di Sanità Pubblica (Asp). Sebbene i centri nascita di III livello siano da sempre operativi sul piano diagnostico e di presa in carico del neonato, quelli di II e I livello non si sono a tutt’oggi organizzati e non ci sono certezze sulla messa ‘a regime’ dei punti nascita né dell’implementazione della rete a livello regionale. Gli specialisti riuniti a congresso, lamentano inoltre l’assenza di un centro di controllo, verifica e raccolta dati a livello regionale, prodromico di analoga struttura a livello nazionale. Scarsa è anche l’informazione pubblica: molte mamme non sanno che nel Lazio oggi e’ un loro diritto che il bambino venga sottoposto all’esame di screening audiologico prima della dimissione. L’allarme è stato lanciato da pediatri e specialisti audiologi dei centri di III livello – Policlinici Umberto I, Gemelli e ospedale pediatrico Bambino Gesù – ed è stata presentata l’esperienza della casa di cura Città di Roma di via Maidalchini, annoverata tra i primi centri nel Lazio ad adottare il programma. Tra i partecipanti all’incontro, Alberto Eibenstein, docente della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università dell’Aquila che spiega: “Il punto critico e’ rappresentato dalla perdita, nel percorso diagnostico, di circa la metà dei neonati inviati per gli approfondimenti clinici alle strutture di II e III livello, neonati che quindi non hanno eseguito gli esami prescritti, ovvero i potenziali evocati uditivi (ABR), test fondamentale nei neonati con fattori di rischio per sordità congenita o che siano risultati fail (non a buon fine, ndr) al test di primo livello (assenza di otoemissioni acustiche). Sarebbe necessario – continua il professore – un maggior coordinamento tra i centri, ai vari livelli, onde evitare sovraccarichi di lavoro per i più specializzati, oltre alla creazione di una rete adeguata ed efficiente tra i punti nascita e i centri di diagnosi audiologica”.