Federsanità: 13 mln di italiani senza servizi
Aree svantaggiate e servizi territoriali: dalla sinergia tra Comuni e Federsanità regionali sta nascendo un nuovo modello per facilitare l’accesso ai presidi sanitari di milioni di cittadini. Il tema è stato affrontato nel corso dell’evento “Dalle case della salute alle case della comunità”, promosso il 21 gennaio dalla Scuola di direzione aziendale Bocconi, in cui la presidente di Federsanità Tiziana Frittelli ha illustrato i dati forniti dall’Agenzia per la coesione territoriale, che evidenziano la difficoltà dei residenti dei 4.200 comuni ricadenti nelle aree interne del Paese, a fruire dei servizi elementari. Per quanto attiene alla sanità, in particolare, più di 8 milioni di persone vivono in zone che distano dai 20 ai 40 minuti dal presidio più vicino mentre 3,7 milioni abitano in comuni periferici e 670mila distano circa 75 minuti da località centrali. Secondo Frittelli “la chiave è nell’integrazione tra Missione 5 e Missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)”, si tratta dei capitoli che nella programmazione e distribuzione delle risorse Ue riguardano la disabilità e non autosufficienza, le strutture sanitarie e la telemedicina. La presidente e direttore generale dell’Azienda ospedaliera San Giovanni Addolorata, ha rimarcato “le principali difficoltà riscontrate sono da attribuire alle tempistiche riferite ai servizi di emergenza, l’accesso alle cure domiciliari, la minore disponibilità di medici di medicina generale, di pediatri di libera scelta e guardia medica”. Criticità ulteriori, sarebbero costituite “dalla minore attenzione alla continuità delle cure nelle malattie croniche, le difficoltà dei collegamenti da remoto legati alla telemedicina, la minore attrattività di tali aree per il personale sanitario”, tematiche che nelle aree svantaggiate ridurrebbero l’aspettativa di vita e rallenterebbero l’accesso alle cure ambulatoriali. “Degenze ospedaliere e tempi di soccorso rallentati – sostiene la manager – ricoveri che potrebbero essere evitati, monitoraggio delle malattie croniche meno puntuale, tanto da poter parlare di un divario di cittadinanza, di cui il Pnrr deve tener conto ponendolo come priorità trasversale”. Temi al centro dell’attenzione l’organizzazione delle case della salute, l’inserimento dell’infermiere di comunità, gli interventi delle Usca – team di cure a domicilio anti Covid – i presidi di salute mentale, la telemedicina. Al centro della riflessione, inoltre, le soluzioni organizzative per la carenza di medici di medicina generale, dei pediatri di libera scelta e di medici di continuità assistenziale, unite al ruolo e alle funzioni delle farmacie dei servizi. Senza tralasciare l’organizzazione dell’emergenza, l’interazione con gli ospedali di riferimento e la medicina specialistica. Il tutto con una puntuale riflessione sul ruolo dei comuni, delle associazioni, del volontariato, perseguendo la logica del decentramento nelle decisioni organizzative. “Partire dal territorio, dalle sue risorse formali e informali, dall’accurata conoscenza dei bisogni e degli strumenti quotidiani per affrontarli – ha concluso Frittelli – soltanto così si potrà costruire un autentico sistema di salute della popolazione”. (Nella foto: la presidente Federsanità Anci Tiziana Frittelli)