Ė una sanità vicina ai cittadini quella del Veneto e lo si può toccare con mano. Lo dimostrano le tappe puntuali con cui si realizzano i presidi che offrono, in modo capillare sul territorio, modalità di assistenza diversificata. In questo contesto si inserisce il l’ospedale di comunità, inaugurato il 27 dicembre a Feltre, uno dei 71 previsti su tutto il territorio regionale – di cui 41 sono già operativi – per un totale di 1.500 posti letto. Una nuova struttura gestita dalla Ulss 1 Dolomiti, realizzata nel presidio di Santa Maria del Prato con 15 posti letto degli 85 previsti per l’area dolomitica, dotata di ambulatori per l’assistenza, uno spazio per la riabilitazione, aree comuni e di servizio. Rappresenta un ulteriore tassello di quel grande obiettivo di integrazione tra ospedale e territorio in una Regione, il Veneto, che entro breve potrebbe completare il complesso mosaico ideato nel 2018, prima che arrivasse la pioggia di fondi del Pnrr. Realizzato nel padiglione Guarnieri, al secondo piano dell’ospedale Santa Maria del Prato, l’ospedale a bassa intensità assistenziale è uno dei quattro previsti nella provincia bellunese. Gli altri dovrebbero nascere a Belluno, Agordo, Auronzo, oltre a quello in convenzione di Alano, per un numero di posti letto che dovrebbe venire incontro alle esigenze di pazienti dimessi da un ricovero ma che non sono ancora in grado di affrontare al proprio domicilio la convalescenza. Lo ha ribadito l’assessore alla Sanità e politiche sociali della Regione Veneto Manuela Lanzarin, che ha dato il via alla struttura con la sua presenza alla inaugurazione. “Gli ospedali di comunità sono strategici per garantire l’assistenza sanitaria post dimissioni a quei pazienti che sono stabilizzati dal punto di vista clinico ma non ancora in condizioni tali da essere trattati in regime domiciliare o ambulatoriale” ha spiegato Lanzarin, illustrando l’intervento che ha comportato un investimento di 1 milione e 550mila euro e ha assicurato la riqualificazione degli spazi interni, il rifacimento di tutti gli infissi e degli impianti, la realizzazione di nuovi servizi accessibili anche a pazienti con disabilità. “Saranno attivate équipe multidisciplinari – ha precisato l’assessore – che seguiranno gli assistiti per il primo periodo dopo il ricovero. Ora la sfida, oltre alle nuove strutture, alle tecnologie innovative, alla pianificazione sociosanitaria territoriale, è attrarre sul territorio il personale sanitario”, precisa ancora la responsabile delle politiche sanitarie. Un impegno per cui il Veneto ha messo in atto un piano straordinario che, tra varie azioni, prevede lo stanziamento di 150 milioni di euro in tre anni per sostenere le Ulss e le aziende ospedaliere in materia contrattuale, intervenendo in particolare in servizi già carenti e in aree disagiate. (Nella foto: Manuela Lanzarin)

 

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