Gli effetti dei fondi europei sul territorio: nella sanità è in atto una piccola rivoluzione. Tutto parte dalle risorse del Pnrr, il piano di ripresa e resilienza, che alla Missione 6 Salute prevede il potenziamento dei servizi locali, con la realizzazione di case e ospedali di comunità e di centrali operative territoriali che dovrebbero coordinare le attività delle prime. A disciplinare questa nuova architettura territoriale, ci pensa il decreto del ministero della Salute numero 77 del 23 maggio 2022, “Regolamento recante la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale”, entrato in vigore il 7 luglio dello stesso anno, che sta suscitando non poche perplessità negli addetti ai lavori, che si chiedono con quali risorse umane potranno rispondere a tale sfida, considerati gli atavici vuoti in organico, che le Regioni stanno tentando di riempire con grande affanno. Non si discosta la Regione Lazio che, nonostante i 9.700 operatori che si appresta ad assumere – in gran parte destinati a soccorrere gli ospedali – dovrà pensare a supportare il territorio, pronto ad allargare la disponibilità di servizi. Fulgido esempio della rinnovata offerta sanitaria territoriale lo offre la Asl Roma 2 nel Municipio VIII (Ostiense Ardeatino), con i cambiamenti già in atto, che vedono realizzati due case e un ospedale di comunità: una all’interno dell’ospedale Cto “Alesini” in zona Garbatella, l’altra in via Malfante, dove oggi c’è il Cento prenotazioni (Cup) e il poliambulatorio. L’ospedale di comunità, destinato a ricoveri brevi in prevalenza per patologie croniche, prenderà invece vita all’interno del monumentale complesso dell’Istituto San Michele in piazza Tosti, è sarà realizzato completando un edificio incompiuto, tristemente noto ai cittadini del quartiere come “lo scheletro”, condannato da anni all’inutilità (https://www.sireneonline.it/wordpress/decolla-la-sanita-territoriale-in-viii-municipio/). In soccorso alla minirivoluzione dei servizi, arriva la sede di via Casale de Merode 8, sempre interna al San Michele, in cui dal 13 maggio hanno trovato temporanea collocazione il centro prelievi, l’ambulatorio infermieristico, il servizio prevenzione del tumore del colon e gli sportelli del Cup, nonché i percorsi diagnostico terapeutici assistenziali (Pdta) per pazienti già presi in carico dalla struttura, insieme alla specialistica ambulatoriale con le prestazioni di cardiologia, dermatologia, diabetologia, ecografia, endocrinologia, neurochirurgia, ortopedia e pneumologia. L’offerta odontoiatrica verrà temporaneamente garantita  dai poliambulatori del distretto sanitario 9 in via Marotta e del distretto 6, in via  della Tenuta di Torrenova sulla Casilina. Non si spostano da via San Nemesio l’assistenza sociosanitaria per i disabili non collaboranti, il servizio di ecografia e le specialità di oculistica e dermatologia. I lavori in via San Nemesio dureranno più o meno nove mesi, poi sarà la volta del restyling di via Malfante, sempre con trasferimento temporaneo dei servizi in via Casale de Merode. Oltre alla mancanza di personale, l’altra sfida a cui si dovrà far fronte riguarda i medici di famiglia, che dai loro studi, dovranno assentarsi almeno sei ore a settimana da impiegare nelle case di comunità. Non è ancora stato raggiunto un accordo; chissà fino a che punto la loro determinata federazione (Fimmg) sarà disposta a una flessibilità la cui efficacia è tutta da dimostrare.   (Nella foto: l’edificio di via Cerbara)

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