Forlanini-Bambino Gesù, Silvestri (M5s): “Si può invertire la rotta”
Interrogazione del deputato, risposta del governo evasiva ma prevede tempi lunghi
Cessione Forlanini al Vaticano: ci sono tutti gli elementi per invertire la rotta. Lo assicura Francesco Silvestri, deputato del Movimento 5 stelle, che sul tema ha presentato una interrogazione al governo da cui, nella risposta fornita dal sottosegretario ai rapporti con il Parlamento Matilde Siracusano, si deduce che, se la trattativa non è ancora in alto mare come si suol dire, poco ci manca. “Le modalità di attuazione della dichiarazione di intenti con la Santa Sede dell’8 febbraio 2024 sono ancora in corso di studio e di negoziato fra le parti” ha risposto il sottosegretario. Tradotta nel linguaggio comune, la dichiarazione sta a indicare che, oltre qualche annuncio e titolo a caratteri cubitali, alle strette di mano tra Santa Sede e governo italiano, nelle persone del segretario di Stato del Papa Pietro Parolin e del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, non c’è granché, in termini di accordi, progetti, intese. “Ove le parti raggiungessero un’intesa – precisa Siracusano – l’accordo che sarà eventualmente firmato potrà entrare in vigore sul piano internazionale ed essere recepito nell’ordinamento giuridico italiano mediante lo strumento normativo appropriato in base al contenuto dell’accordo stesso”. Ovvero, l’intesa reale ancora non esiste, e sarebbe cosa ben più consistente di una “Dichiarazione di intenti”. Qualora dovesse prendere forma, dovrebbe passare all’esame del Parlamento, in quanto accordo con uno Stato estero, che comporterebbe la stipula di un ulteriore intesa – “lo strumento normativo appropriato”, copyright Siracusano – per il “trasferimento delle immunità di cui agli articoli 15 e 16 del Trattato del Laterano alla nuova sede del Bambino Gesù”, la tanto temuta extraterritorialità che, a detta dei critici nei confronti dell’operazione, priverebbe la collettività di un prezioso bene pubblico. Quindi, tutte confermate le voci secondo cui la cosa “si dovrebbe fare ma con tempi lunghi” e nel nostro Paese si sa, i tempi lunghi potrebbero portare tante sorprese. Di fatto, l’operazione, prevede una serie di contorsioni che presuppongono, alla base di tutto, la sostenibilità economica del trasferimento dell’ospedale pediatrico. Gli aspetti economici sono uno degli elementi misteriosi di tale progetto: dal prezzo di vendita del complesso ai costi di ristrutturazione la cui cifra, quantificata in 600 milioni, è stata paradossalmente divulgata senza alcuno studio di fattibilità. Tanto che gli esperti si chiedono perché il Vaticano dovrebbe rivolgere le proprie attenzioni all’antico sanatorio dismesso e in stato di abbandono quando, con la stessa cifra, sono realizzabili due moderni e attrezzati ospedali “chiavi in mano”. E qui arriva l’arcano maggiore ovvero, l’intervento dell’Inail, istituto che oltre alla tutela dei lavoratori infortunati, ha tra i suoi scopi statutari gli investimenti immobiliari. In un poco comprensibile gioco a incastro, all’Inail sarebbe concesso il diritto di superficie da parte della Santa Sede “per un periodo e un valore da concordare tra le parti” consentendo all’Istituto di realizzare il nuovo ospedale, con pagamento di un canone da parte vaticana, anche questo da definire. Una brillante operazione atta a superare i vincoli di inalienabilità di cui gode il Forlanini, grazie al ricorso a suo tempo presentato dal Comitato “Roma 12 per i Beni comuni”, a cui la Regione guidata da Nicola Zingaretti “obtorto collo” si è dovuta uniformare. E l’Inail, grazie alla competente guida dell’allora direttore generale Andrea Tardiola – transitato all’Istituto dalla segreteria della giunta regionale del Lazio – ha collaborato affinché il trasferimento dell’ospedale pediatrico, proposto in primis dall’ex assessore alla Sanità Alessio D’Amato non incontrasse ostacoli. Impedimenti che potrebbero arrivare da una insperata inversione di rotta. (Nella foto: D’Amato, Parolin, Enoc, Zingaretti, Montino)