Forlanini e Cgil: “il tavolo regionale è un bluff”

Errare humanum est, perserverare autem diabolicum. Debbono aver usato la locuzione latina ieri, 18 maggio, i rappresentanti del Coordinamento “Forlanini bene comune”. All’ennesimo, rituale comunicato stampa della Cgil Roma e Lazio, che riferisce del prevedibile flop nelle trattative avviate sei mesi fa, per collocare nello storico complesso una casa della salute e una residenza sanitaria assistenziale, i cittadini riuniti nel coordinamento hanno avuto una reazione tutt’altro che ingiustificabile. Per comprendere l’intricata vicenda ricostruiamo, in sintesi, i fatti: 30 giugno 2015, con decreto del commissario ad acta per la sanità Nicola Zingaretti, l’ospedale Forlanini viene chiuso in ossequio alla politica di tagli lineari anti deficit sanitario, nonostante la contrarietà di buona parte dell’opinione pubblica. Dal 2013, contro tale decisione, è attivo il “Coordinamento comitati per il Forlanini bene comune e proprietà pubblica”, a cui partecipano varie realtà cittadine, sociali e sindacali, che hanno formulato varie proposte di riuso sociosanitario del complesso. Da parte della Cgil Roma e Lazio, si avvia una trattativa con la Regione Lazio, il cosiddetto “tavolo di confronto” che, in realtà da sei mesi non è altro che una audizione periodica dei rappresentanti sindacali e del coordinamento con qualche funzionario della presidenza regionale. Gli esiti che ne scaturiscono non hanno nulla di concreto e di ufficiale. Non esistono verbali di riunione, tantomeno documenti propedeutici a protocolli d’intesa volti alla “costituzione di un tavolo di coordinamento istituzionale per la co-programmazione e co-progettazione relative al riuso del complesso ospedaliero Forlanini”. Sicuramente l’organizzazione sindacale, ben consapevole di quali siano i passaggi burocratici necessari alla creazione di tale organismo, si starà orientando in tal senso ma la nota diffusa, con cu si riferisce di un “rallentamento dei progetti” e della “mancanza di una visione unitaria per il rilancio della struttura” non lascia ben sperare. Nonostante l’impegno “a fare pressione e la mobilitazione che continuerà in ogni forma”, la delusione è palpabile tra i rappresentanti del coordinamento. “A tutt’oggi la Regione non è in grado di fornire certezze. I cittadini non possono più aspettare e chiedono tempi e modi di realizzazione degli interventi”, scrivono in una lunga nota, in cui citano la fumosa proposta regionale di collocare all’interno dell’ospedale la prevista, quanto ancora inesistente, “Agenzia biomedica europea” e lamentano la lentezza con cui gli uffici regionali starebbero lavorando allo studio di fattibilità relativo alla collocazione di Rsa e casa della salute. Intanto il monumentale complesso resta inutilizzato e abbandonato al degrado, con evidenti problemi strutturali, nonostante provvidenziali atti regionali per il “ridisegno del parco”, con un impegno di spesa di 78mila euro, ad “affidamento diretto”. (Nella foto: il riconoscimento di un rappresentante Oms nel 1961)

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