Forlanini, la Regione vuole alienarlo
La notizia, sebbene importante, è passata sotto silenzio, a margine della conferenza stampa sulle nomine dei direttori generali delle Asl. Il presidente Zingaretti, ha decretato il futuro del Forlanini: l’ospedale sarà alienato e destinato a usi diversi da quello sanitario. Lo stabilì, all’insaputa di tutti, la legge regionale numero 14 del 2008 di assestamento del bilancio che, all’articolo 1 comma 65 punto c) così recita: “a seguito del trasferimento presso l’ospedale San Camillo delle strutture sanitarie operanti nell’ospedale Forlanini, il complesso immobiliare dell’ex ospedale non si intende più destinato ad attività sanitaria e l’azienda ospedaliera San Camillo provvede entro il 31 dicembre 2008 a rendere disponibili gli immobili”. A nulla sono valsi appelli, petizioni, manifestazioni, prese di posizione di operatori, cittadini, artisti, intellettuali e politici “dissidenti”, C’è chi crede che la resistenza sia stata messa in soffitta e, per le disastrate casse regionali l’ex sanatorio – insieme al San Giacomo chiuso il 31 ottobre del 2008 e rimasto lì, abbandonato – è la gallina dalle uova d’oro che, in linea con quanto stabilito dal governo delle larghe intese e dalle strette vedute, è parte del patrimonio pubblico disponibile per risanare anni e anni di sperperi e malversazioni. Attualmente la struttura lavora a scartamento ridotto e la chiusura definitiva sembra imminente. L’inizio della fine è datato 24 ottobre 2006: la delibera 2145 del direttore Luigi Macchitella decretò la dismissione dell’ospedale e il trasferimento di tutti i servizi nel vicino e congestionato San Camillo, che fa parte della stessa azienda. La decisione fu ratificata dal Consiglio regionale del Lazio – maggioranza di centrosinistra – il 23 dicembre dello stesso anno, con la finanziaria del 2007. Inizialmente si pensava di trasferirvi lo stesso parlamentino della Pisana ma le proteste non si fecero attendere: nacquero comitati spontanei di cittadini e operatori che reputarono inopportuno il taglio di posti letto per far posto alle poltrone della casta. Da più parti, allora come oggi, si sostenne la necessità di riconvertire la struttura ad uso socio-sanitario, accorpando i servizi della Asl di zona, la Roma D, eliminando 3 milioni di spesa annua in affitti ai privati e creando posti di lungodegenza, per rispondere alle mutate esigenze demografiche. Lo stesso assessore alla Sanità dell’epoca, da una parte caldeggiava la vendita dei due antichi ospedali e dall’altra invocava un riequilibrio dell’assistenza in favore del territorio. Mentre Marrazzo & C. pensavano a far cassa, il comitato a salvaguardia dell’ospedale consegnò al sindaco di Roma una petizione con circa 50 mila firme, con la richiesta di riqualificazione e riconversione del Forlanini. Ma non accadde nulla e oggi la decisione di pochi vince sulla volontà di molti