Forlanini: la Santa Sede, il Tar e i cittadini
Dichiarazioni alla stampa, alla vigilia di un importante pronunciamento del Tar del Lazio
L’annuncio non è una sorpresa che arriva alla vigilia di Pasqua. Sul Corriere della Sera di sabato 8 aprile, il neo presidente del Bambino Gesù Tiziano Onesti, successore di Mariella Enoc, dichiara che sul trasferimento al Forlanini, “Sono tutti d’accordo che sia questa la sede”, inciampando poi in una non tanto lieve ingenuità, alla domanda dell’intervistatrice Margherita de Bac, relativa ad atti formali e ammette: “No, abbiamo avuto un’interlocuzione importante” ovvero, la Santa Sede non avrebbe in mano nulla in concreto, tranne le parole di cui, in tre anni di accordi più o meno paludati, si è fatto abbondante uso. Assumono perciò consistenza i dubbi espressi sul sito di informazione locale www.quimonteverde.it, circa i misteriosi interlocutori che avrebbero trattato con il professor Onesti e non solo. Sul Corsera il presidente parla di “ubicazione secondaria”, non chiarendo se esistano altre opzioni per trasferire la sede del Gianicolo. Viene spontaneo chiedersi come mai, in più di tre anni di trattative, non si sia pervenuti a un minimo documento, come i tanti che la Regione a guida Zingaretti produsse, indicando possibili, fantasiose destinazioni del Forlanini: atti di indirizzo, memorie di giunta, delibere e similari riferite a cittadelle della salute, servizi universitari, sedi di prestigiose istituzioni. In tutto questo poi, emergono le improvvise, inspiegabili dimissioni di Enoc, che tanto si era spesa per la soluzione Forlanini e ora sembra abbia assunto la enigmatica veste di “consultore”, proprio per l’individuazione del nuovo ospedale. Il professor Onesti, economista e manager di provato valore, tra i numerosi incarichi ricoperti in prestigiose aziende, è stato consigliere di amministrazione del settimanale “L’Espresso” e, oltre a mantenere rapporti con il mondo giornalistico come pensiamo, sa usare l’informazione in modo oculato. Tra pochi giorni, il 18 aprile, al Tar del Lazio è prevista l’udienza “di merito” riferita al ricorso avverso la delibera 766 del 2016 con cui la giunta di Nicola Zingaretti proponeva la vendita dell’ospedale Forlanini. Un ricorso proposto dal comitato cittadino che tutela i Beni comuni e sostiene la proprietà pubblica. Status del tutto inconciliabile con la extraterritorialità che assumerebbe il complesso, una volta assegnato alla Santa Sede. Il 13 febbraio scorso, la Corte di Cassazione, ha definitivamente accolto il ricorso con cui Oliva Salviati, discendente del cardinale Antonio Maria, chiedeva la restituzione ai cittadini del San Giacomo come ospedale, scopo per cui il nosocomio nacque nel 1562. Trasferire il Bambino Gesù nel nosocomio di Monteverde, rispetterebbe la vocazione sanitaria del complesso, venendo incontro alle esigenze di una prestigiosa istituzione che detiene l’87% dei posti letto pediatrici nella nostra Regione e, con una accorta comunicazione, sta accrescendo sempre di più la propria positiva immagine. In Sardegna i vertici del Bambino Gesù siglarono un accordo, il 21 maggio 2014, con l’allora premier Matteo Renzi, il presidente della Regione Sardegna Francesco Pigliaru e il project manager della Qatar Foundation Endowment (QF) Lucio Rispo. Oggetto l’acquisto e la trasformazione in Irccs – Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico – del Bambino Gesù di Olbia con un finanziamento decennale pari a 1,2 miliardi. Il cavallo di Troia per far penetrare poi i qatarioti nei gangli più importanti della sanità regionale con la successiva acquisizione del Mater Olbia, ospedale generale diventato eccellenza come la struttura pediatrica. Operazioni importanti, condotte nelle segrete stanze, all’oscuro dei cittadini. Nel Lazio, in 130mila si sono espressi, in una petizione promossa dal professor Massimo Martelli – già primario chirurgo toracico del Forlanini – affinché le sorti del Forlanini siano decise non all’oscuro di tutti ma con la massima partecipazione della collettività. Cittadini che da decenni chiedono servizi sanitari pubblici accessibili a tutti, piuttosto che paradisi extraterritoriali riservati a pochi. Chissà se la Regione Lazio, a cui il 12 e 13 febbraio è arrivato un preciso segnale, saprà tener conto della volontà popolare.