Forlanini, lo sfogo di Martelli: “una chiusura illogica”
Le immagini sono desolanti, il racconto accorato. Massimo Martelli, primario emerito di Chirurgia toracica dell’ospedale Forlanini – chiuso dalla Regione Lazio il 30 giugno 2015 – rilascia un’intervista alla trasmissione di Barbara Palombelli “Stasera Italia” in onda su Rete 4, che diventa un accorato appello. Mentre sullo schermo scorrono le immagini di reparti abbandonati, macchinari vandalizzati, arredi depredati, medicinali scaduti, il professore racconta l’eccellenza “Forlanini” nato come sanatorio, divenuto ospedale generale negli anni Ottanta, con specializzazione in patologie polmonari. Disponeva di oltre 800 posti letto, laboratori di microbiologia e sierologia all’avanguardia, una terapia intensiva polmonare super specializzata. Tutto distrutto, tutto in malora “una chiusura priva di ogni logica” commenta Martelli mentre scorrono le immagini di reparti nuovissimi, ristrutturati da poco ma ormai in subbuglio per i continui assalti subiti dal gruppo di sbandati che per anni ha trovato rifugio nella struttura semi-abbandonata.
Dalla data della chiusura, non è arrivata alcuna idea per una possibile destinazione, sebbene gran parte dell’opinione pubblica ne chiedesse la riconversione ad uso sociosanitario. L’emergenza coronavirus (Covid-19), con la rapidità di diffusione del contagio e la necessità di posti letto altamente specializzati per le patologie polmonari, ha evidenziato quanto sia necessario in questo momento un centro come l’ex ospedale di Monteverde, da sempre eccellenza in questo campo. Massimo Martelli ha spiegato come sarebbe possibile e quanto sarebbe sensato, poter fruire delle degenze nell’ex ospedale, nato proprio per la cura dei polmoni con una notevole capacità assistenziale. L’ala monumentale dell’edificio sarebbe facilmente recuperabile: ospita reparti ristrutturati pochi anni fa come la chirurgia bariatrica e l’Ucri (reparto dedicato al post coma). Ironia della sorte, lo Spallanzani, che è il polo di ricovero e cura per i contagiati dal virus individuato dalla Regione Lazio si trova a pochi metri di distanza, proprio di fronte all’ospedale dismesso ma per il momento, dispone solo di tende da campo quale supporto anti contagio all’arrivo dei pazienti.