Fragili sistemi di una sanità sterile

Mentre ci apprestiamo a chiudere il giornale, ci piove addosso una notizia che lascia esterrefatti: al centro di procreazione medicalmente assistita (Pma) del San Filippo Neri di Roma sono andati persi 94 embrioni, 130 ovociti e 5 campioni di liquido seminale. Causa guasto all’impianto di crioconservazione, si è verificato un innalzamento della temperatura con azzeramento del livello di azoto e svuotamento del serbatoio. Ci auguriamo che ispezioni, inchieste, relazioni su quanto accaduto chiariscano, nei prossimi giorni, dinamica e responsabilità dell’incidente. Questo non sopirà polemiche, fenomeni di sciacallaggio politico, protagonismo dei soliti noti. Per il momento, ci limitiamo a rilevare che il direttore generale Domenico Alessio, venuto a conoscenza dell’accaduto, ha inviato un esposto in Procura, schierandosi pubblicamente a fianco di quelle coppie che al centro procreazione avevano affidato le proprie speranze per avere un figlio. “L’Azienda è parte lesa” ha dichiarato, chiamando in causa la società Air Liquide, multinazionale francese che gestisce una larga fetta del mercato italiano (95%) nel campo dei gas medicinali. Ma come funziona, in concreto, un centro siffatto? Quali sono le norme, le procedure di sicurezza, le figure professionali deputate al controllo? Il Pma è considerato un Istituto dei tessuti e regolato dal decreto legislativo 191 del 2007, che attua una direttiva europea definendo norme di qualità e sicurezza per la donazione, l’approvvigionamento, il controllo, la lavorazione, la conservazione, lo stoccaggio e la distribuzione di tessuti e cellule umani, nonché di gameti ed embrioni.
Esistono procedure operative standard per documentare la conformità alle linee guida previste nello specifico, vagliate costantemente dall’Istituto dei tessuti, che assicura il monitoraggio e la prevenzione di eventuali eventi avversi che possano compromettere la funzione o l’integrità di tessuti, cellule, organi. Le linee guida della legge 40 del 2004 “Norme in materia di procreazione medicalmente assistita” sono chiare: la struttura deve disporre di un sistema di monitoraggio per assicurare elevati standard di sicurezza durante la manipolazione e la conservazione dei gameti e degli embrioni. Le nuove linee guida del 2011 confermano, rafforzandole, tali disposizioni, precisando che “per le attività che comportano lo stoccaggio di gameti, zigoti ed embrioni, occorre definire le condizioni di necessarie per mantenere le proprietà richieste, dotandosi di apparecchiature idonee dedicate mentre i parametri critici devono essere controllati e monitorati”. Attendiamo con fiducia i risultati delle inchieste, con la speranza che non si finisca in uno sterile rimpallo di responsabilità tra i soggetti coinvolti, senza alcun risultato.

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