Frittelli: “no alla violenza sui sanitari”. Condanna di Lena
Aggressioni ai sanitari, l’escalation continua. L’ultimo episodio riguarda il San Camillo di Roma. La violenza ha investito una infermiera in servizio al reparto riservato ai malati di Covid ma l’epidemia è solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso di un fenomeno esploso ormai da alcuni anni, tanto che nel 2018 Federsanità – che associa Asl, ospedali, istituti di ricovero e cura insieme ai comuni riuniti nell’Anci – promosse insieme alla Fnomceo, Federazione degli Ordini dei medici, una indagine per verificarne la consistenza. In precedenza, fu il ministero della Salute a prendere posizione nel novembre 2007 con la pubblicazione della “Raccomandazione numero 8 per prevenire gli atti di violenza a danno degli operatori sanitari”. E oggi, è la stessa Federsanità a sollecitare le Aziende sanitarie e ospedaliere a illustrare le buone pratiche messe in atto per prevenire la violenza nei confronti degli operatori. L’intento è quello di fornire un quadro aggiornato della situazione e offrire all’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e sociosanitarie – istituito con legge 14 agosto 2020 numero 113 presso il ministero della Salute – una documentazione attuale e concreta per programmare e promuovere azioni volte garantire la sicurezza del personale medico e di assistenza. Con lo stesso intento, si celebrerà il prossimo 12 marzo la “Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari”, fortemente sostenuta dai vertici di Federsanità, la cui presidente Tiziana Frittelli, direttore generale dell’Azienda San Giovanni Addolorata di Roma, ha posto grande attenzione al tema di una corretta comunicazione e al corretto approccio dei cittadini alle strutture sanitarie. “Occorre investire in comunicazione soprattutto tra personale medico-sanitario e utenti, per ripristinare un clima di fiducia e di rispetto che nel tempo si è andato perdendo – sostiene Frittelli – in questi ultimi due anni la pandemia da Covid-19 ha stravolto l’approccio dei cittadini rispetto alle strutture sanitarie. Si tratta di veri e propri atti di violenza che non possono essere tollerati e vanno condannati a gran voce”. Da qui, l’impegno per moltiplicare le buone pratiche adottate dalle aziende sulla base della raccomandazione ministeriale, al fine di mettere a sistema programmi di prevenzione avvalendosi del contributo di psicologi ed esperti. “La violenza sul posto di lavoro, sia essa esterna o interna all’organizzazione – precisa ancora la presidente – è un rischio sul lavoro e come tale va valutato per rimuoverlo o minimizzare”. A supporto, arrivano i dati Inail forniti dal referente nazionale Federsanità per la sicurezza dei sanitari Domenico Della Porta, che definisce il comparto “tra i settori lavorativi più a rischio per aggressioni e violenze. Basti pensare – sostiene Della Porta – alle 1500 malattie professionali da stress lavoro correlato riconosciute dall’Inail nel 2021 proprio tra gli operatori sanitari per rendersi conto dei postumi provocati da violenze ed aggressioni”. Una delle soluzioni, sarebbe la diffusione dei codici di comportamento etico, creando una cultura del lavoro basata sul rispetto reciproco. Sul tema, dopo l’aggressione all’infermiera del San Camillo, si è espresso il presidente della commissione Sanità del Consiglio regionale del Lazio Rodolfo Lena che ha stigmatizzato l’accaduto. “Un nuovo episodio di violenza verso il personale sanitario – scrive l’esponente Pd in una nota – che ci deve vedere tutti uniti nell’indignazione e nella condanna”. La violenza sarebbe scaturita da un rifiuto alle cure di un paziente positivo al Covid. “Voglio esprimere tutta la mia solidarietà a questa donna – scrive il presidente – che stava semplicemente svolgendo il suo lavoro. E voglio manifestare vicinanza e gratitudine a tutti gli operatori sanitari che negli ultimi due anni, a causa della pandemia, hanno lavorato senza sosta, in prima linea, con abnegazione e professionalità. È soprattutto a loro che dobbiamo le nostre vittorie contro il Covid”, ha concluso. Ulteriori vittorie, potranno essere celebrate soltanto quando sarà assicurata ai sanitari la massima tutela contro violenze e aggressioni.