Frosinone, più di 20mila residenti si curano fuori
Mobilità passiva, nel Lazio un problema irrisolto che grava pesantemente sul bilancio regionale. Si tratta di pazienti che non riescono a curarsi nella Asl di appartenenza, causa lunghe liste di attesa come prima ragione o altri problemi organizzativi e di dotazione di strutture, che affievoliscono il diritto alla salute dei cittadini e li costringono a cambiare regione per ottenere l’assistenza necessaria. Tra le Asl maggiormente afflitte dal disservizio, c’è quella di Frosinone. Emerge da un rapporto relativo al diritto alla salute nella provincia in questione – presentato lo scorso 30 ottobre in un convegno dell’Istituto di ricerche economiche e sociali dell’Eures svoltosi ad Anagni – che nel decennio 2010-2019, nel territorio si è assistito a una contrazione del 16,6% di posti letto, passando da una dotazione di 1621 a 1352. Percentuale superiore alla media delle strutture ospedaliere del Lazio che hanno perso l’11,9% dei letti. Per non parlare della contrazione degli operatori, con 500 figure professionali uscite dal servizio sanitario regionale e mai più rimpiazzate. Pesante il bilancio della mobilità passiva, che ha pesato sulle casse regionali con una contrazione di 160 milioni annui negli ultimi tre anni, con una stima approssimativa di 20mila ricoverati fuori dalla provincia frusinate. Per questo motivo, il consigliere regionale Pasquale Ciacciarelli ha annunciato di aver inviato, il 9 marzo, una nota al direttore della Asl di Frosinone Pierpaola D’Alessandro, per richiedere, “ai sensi della legge regionale numero 17 del 2015 accesso a tutti gli atti della ASL di Frosinone, afferenti alle spese relative agli ultimi 10 anni sostenute dalla medesima Asl per finanziare tutte le cure per la mobilità passiva, anche per interventi di bassa e media complessità, degli utenti della provincia del frusinate, verso tutte le altre aziende sanitarie del Lazio e verso quelle fuori Regione”, scrive l’esponente della Lega in un comunicato. Lo stesso consigliere reputa la Regione “maglia nera da anni in questo senso” e si chiede perché non si scelga, al contrario, di investire le risorse perdute sul territorio, permettendo ai cittadini “di curarsi sul posto e non a chilometri di distanza o addirittura in altra regione”. E ora si attende la risposta, che non dovrebbe tardare più di 15 giorni, secondo quanto previsto dallo Statuto del Consiglio regionale del Lazio, che riserva ai suoi rappresentanti il diritto alla trasparenza su qualsiasi informazione di interesse collettivo. E sul tema si annuncia battaglia.