Fusione delle Asl, a Roma saranno tre con 15 distretti. Unificati gli acquisti
“Continua la quotidiana battaglia di innovazione della Regione Lazio”. Ha salutato così Nicola Zingaretti, la fusione delle Asl, riducendole da cinque a tre nella città di Roma, assicurando un aumento dei servizi e una riduzione dei costi. Forse questa volta si fa sul serio.
Dopo tanto immobilismo la ripresa autunnale si annuncia con una grande novità e con un occhio al passato, quando il Pio Istituto di Santo Spirito gestiva tutti gli ospedali di Roma. Si potrebbe però obiettare che “tutto cambia perché nulla cambi”, valutando le possibili designazioni ai vertici delle aziende. Un giro di poltrone che vedrebbe manager già in carica sostituire gli uscenti, senza nomi nuovi. Tutto è cominciato con la integrazione tra la Asl Roma A, cui afferiscono tutti i quartieri centrali della Capitale, e la E che parte dal quartiere Prati, fino ad arrivare a Trionfale, Primavalle, Monte Mario, comuni e frazioni a nord di Roma. Un accorpamento noto soltanto agli addetti ai lavori ma certo, non ai cittadini, sempre alle prese con improponibili liste di attesa, la cosiddetta ‘chiusura’ delle agende, ovvero l’impossibilità di prenotare prestazioni specialistiche, le file in pronto soccorso e soltanto la lieve consolazione di qualche ambulatorio aperto nei fine settimana.
“Dopo oltre vent’anni la necessità di ridisegnare la mappa delle Asl di Roma Capitale si è resa necessaria per armonizzare la riorganizzazione dei Municipi, semplificando le funzioni amministrative e facilitando la fruizione dei servizi” fanno sapere con una nota dalla Regione Lazio. “La riduzione delle Asl di Roma Capitale da cinque a tre – assicurano dalla presidenza di via Cristoforo Colombo – oltre che una contrazione di spesa per i direttori generali, amministrativi e sanitari, è funzionale per dare piena operatività ai servizi ospedalieri di emergenza. Le risorse recuperate verranno impiegate per il potenziamento della rete territoriale”. Ulteriore elemento di novità è la creazione delle cosiddette “aree di aggregazione”. Attraverso questi organismi, le gare di acquisto non verranno più gestite dalle singole aziende, una innovazione di cui si parla da decenni e che fino ad oggi ha faticato a imporsi. La nuova aggregazione, denominata di aree vaste – che tanto ricorda sistemi organizzativi di altre realtà regionali – raggrupperà le Asl a nord del Lazio (Viterbo, Rieti e la Roma F), le Asl di Roma, comprese le aziende ospedaliere e universitarie e quelle a Sud del Lazio. Oltre che razionalizzare gli acquisti, le “aree vaste” permetteranno di uniformare i prezzi dei beni e servizi in maniera da renderli omogenei. Secondo la presidenza regionale saranno avvantaggiati, con tale sistema, la definizione del fabbisogno e il monitoraggio dei consumi, secondo le attività e le prestazioni offerte dalle singole aziende. Chissà che la famosa siringa, il cui prezzo varia in Italia a seconda dei gestori, non si riesca ad acquistare allo stesso prezzo dovunque?
IL NUOVO ASSETTO DELLE AZIENDE SANITARIE ROMANE, INVARIATI LA PROVINCIA E I GRANDI OSPEDALI
Ė il decreto 373 dello scorso 30 luglio, firmato da Nicola Zingaretti, a sancire il nuovo assetto delle Asl romane. Vediamo, nel dettaglio, come saranno configurate le aziende riorganizzate, che cancelleranno la lettera dell’alfabeto come propria denominazione, per tornare, come in passato alla indicazione numerica: per prima la Roma 1 (ex Asl Roma E ed A), che comprenderà i municipi I, II, III, XIII,XIV,XV, per un totale di popolazione residente di 1.050.682: Seguirà la Roma 2 (ex Asl Roma B e C), per i municipi IV,V,VI,VII,IX. Popolazione residente 1.290.266 e, per finire la Roma 3, che resterà invariata per il momento, (ex Roma D) di cui dovrebbero servirsi i municipi XI e XII – ovvero i residenti dei quartieri Monteverde, parte di Trastevere e Portuense – Fiumicino e Ostia, con complessivi 674.000 residenti. I distretti sanitari saranno ridotti da 19 a 15, ovvero 5 per ogni azienda e già circola il toto-nomi per i futuri direttori di tali mega-strutture dell’assistenza sanitaria. Insistenti voci darebbero per certo Vincenzo Panella, attuale direttore generale della Roma D, nella costituenda – la fusione dovrà avvenire entro il 31 dicembre 2015 – Roma 2. La girandola di nominativi non si esaurisce qui. Il solo dato certo è il serrato confronto, usiamo un eufemismo, in atto all’interno del Pd, partito di maggioranza alla Regione Lazio e di assoluto dominio nella sanità del Lazio. C’è chi sostiene che il mero cambio di poltrone non sia il viatico per migliorare l’organizzazione di una sanità che finora ha stentato a decollare, mentre alcuni si giovano della ‘scacchiera’ per modificare equilibri di potere. Il tutto, come sempre, sulla pelle dei cittadini sempre più vessati dall’aumento dei costi per le cure e da servizi sempre più ridotti al minimo.