Trovare un pediatra nei pressi di casa è un lusso. La diaspora dei professionisti, che sta mettendo in ginocchio l’assistenza ai più piccoli, va avanti irrefrenabile, Nel 2025, secondo stime delle associazioni di categoria, ne mancheranno circa 3400 ma già oggi, le difficoltà si avvertono in varie regioni. Di 800 piccoli pazienti che ciascuno specialista dovrebbe assistere, sovente si sale al numero di un migliaio. La situazione è particolarmente delicata in Lombardia, Sicilia, Toscana, territori in cui nei prossimi anni mancheranno tra i 300 e i 500 camici bianchi ma anche nel Lazio le difficoltà aumentano di giorno in giorno. Ci sarebbero addirittura 32 zone scoperte, secondo Teresa Rongai, segretaria provinciale della Federazione italiana medici pediatri (Fimp) e negli anni, causa mancanza di assunzioni la situazione, se non si provvede, è destinata a peggiorare. Una proposta per ovviare all’emergenza parte dalla Regione Lazio e la avanza il consigliere Daniele Giannini, membro della commissione Sanità: “Nell’immediato occorre, da subito, che il Lazio segua l’esempio di regioni come Piemonte, Toscana ed Emilia Romagna – sostiene l’esponente della Lega – e dia la possibilità agli specializzandi in pediatria del quarto e quinto anno di collaborare con gli studi convenzionati, non solo nella Capitale, ma in tutto il territorio laziale, anche per snellire il lavoro dei pediatri convenzionati con il Servizio sanitario regionale”. Giannini evidenzia la gravità della situazione a Roma, che “Nelle province è una vera e propria emergenza, dove per una visita i bimbi possono arrivare a fare anche 70 chilometri prima di raggiungere lo specialista assegnato”. Il problema, come evidenziato dalla dottoressa Rongai, è nella impossibilità di supplire in tempi rapidi ai numerosi pensionamenti di “Pediatri convenzionati che nel Lazio sono sempre meno e spesso anziani e stanchi”, sottolinea Giannini che stigmatizza la politica “Non in grado di trovare soluzioni, sebbene consapevole della situazione”. La soluzione ottimale, per il consigliere leghista sarebbe abolire il numero chiuso alla facoltà universitaria d medicina “Vero ostacolo per i giovani come la mancanza di volontà politica a risolvere i problemi”, conclude nel suo comunicato.

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