Giorno della Memoria, 27 gennaio. Ė stato celebrato, come da prassi, con significative cerimonie e toccanti testimonianze. Si farebbe però un torto, se si dimenticassero alcuni protagonisti che, mettendo in pericolo la propria vita, salvarono migliaia di ebrei dalla deportazione. Eroi impegnati nella sanità, tra cui si distinsero in particolare due medici, una infermiera e il direttore di un sanatorio. Fu l’invenzione del cosiddetto “Morbo K” – dalle iniziali degli ufficiali tedeschi Albert Kesselring ed Herbert Kappler – a far sì che al Fatebenefratelli venissero ricoverati alcuni ebrei italiani con la diagnosi del misterioso e contagiosissimo morbo, frutto della geniale intuizione del primario del nosocomio Giovanni Borromeo, che spiegò agli ufficiali nazisti nella loro lingua, il pericolo che avrebbero corso avvicinando i pazienti. Una bugia a fin di bene, che consentì la salvezza di molte persone, grazie a un reparto creato appositamente e false cartelle cliniche, che indussero i tedeschi a desistere dai propositi di deportazione. Altra eroina, l’infermiera e assistente sociale polacca Irena Sendler, figlia di un medico che aveva curato ebrei affetti da tifo, contraendo la malattia che lo portò alla morte. Da allora Irena raccolse l’eredità paterna, immolandosi totalmente alla causa della salvezza di 2.500 bambini ebrei portandoli fuori dal ghetto di Varsavia, utilizzando vari stratagemmi. Ne nascose l’identità, occultando l’elenco dei nomi in un barattolo di marmellata, che sotterrò tra le piante del suo giardino. Entrò nella resistenza polacca ma il 20 ottobre del 1943 fu arrestata dalla Gestapo e sottoposta a brutali torture ma non si piegò e, nonostante la rottura degli arti, si rifiutò di consegnare i bambini nascosti. Fu salvata in modo rocambolesco, grazie all’intervento dell’organizzazione “Zegota”, salvataggio in polacco e, alla fine della guerra provò a riunire i bambini salvati alle loro famiglie ma molte erano state sterminate. Ricevette numerose onorificenze dal governo polacco, tra cui quella di Giusto tra le nazioni. Nel 2006 fu nominata per il Premio Nobel per la Pace ma le fu preferito il vicepresidente Usa Al Gore per la campagna promossa contro il riscaldamento globale. Da ultimo, e non per importanza, il direttore sanitario del sanatorio romano intitolato a Carlo Forlanini Eugenio Morelli, che ospitò nei sotterranei dell’istituto, centinaia di ebrei, realizzando addirittura un piccolo manufatto da destinare ai servizi igienici, tuttora esistente. Anche la sanità, nel Giorno della Memoria, ha i suoi eroi da ricordare.  (Nella foto: Irena Sendler)

 

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