Il copione è sempre lo stesso, anche i protagonisti e lo scenario. Il teatro delle violenze sui sanitari è solitamente il pronto soccorso ma a volte può essere un’ambulanza o addirittura il parcheggio dell’ospedale e tutto porta a un’unica conclusione: “I triage italiani sono ormai una trincea dove i professionisti rischiano la propria incolumità quotidianamente”. Lo denuncia Gianluca Giuliano, segretario nazionale Ugl Salute, commentando l’ultima delle numerose aggressioni, di cui sono state vittime due infermiere e due dottoresse del pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni di Dio di Crotone. Ed elenca, ancora una volta, tutti i rimedi che potrebbero essere messi in atto, sollecitati da mesi ma rimasti ancora lettera morta: presidi della polizia di stato attivi, 24 ore su 24, in tutti gli ospedali, telecamere di sicurezza poste all’interno delle strutture e telecamere portatili indossate dagli operatori in servizio nei luoghi più a rischio, come pronto soccorso e reparti di emergenza. Altra indicazione che circola da tempo nei comunicati sindacali riguarda l’installazione dei pulsanti di allarme, collegati alle centrali di sicurezza delle forze dell’ordine, di cui si sta dotando qualche nosocomio, in verità ancora pochi. Il segretario Ugl lancia poi l’idea di promuovere una massiccia campagna di informazione sulle maggiori reti radiotelevisive e sui quotidiani nazionali, che veicoli il messaggio relativo al ruolo sociale che ricoprono i sanitari al servizio della cittadinanza, a cui si accompagna una forte espressione di solidarietà nei confronti delle quattro professioniste vittime di violenza. E c’è chi alla violenza dice basta in modo drastico. Si tratta di una dottoressa vittima di aggressione avvenuta alcuni giorni fa a Maruggio, in provincia di Taranto che, in un primo momento, aveva deciso di dimettersi. “Un gesto estremo, una sconfitta per l’intera sanità italiana”, ha commentato in una nota il segretario, insieme alla segretaria provinciale Ugl di Taranto Errica Telmo. La professionista, dopo un incontro con la Asl ha ritirato le dimissioni ma ciò non alleggerisce la situazione.  I due esponenti sindacali tornano sulla morte di Barbara Capovani, la psichiatra uccisa da un paziente nell’aprile del 2023 a Pisa. “Da allora le aggressioni non sono diminuite, nonostante l’inasprimento delle pene” commentano all’unisono Giuliano e Telmo e per questo ritengono “indifferibile un confronto urgente e serrato per individuare  gli strumenti utili a fermare questa assurda escalation”. Forti dell’appoggio del ministro della Salute Orazio Schillaci che ha garantito un ulteriore sforzo da parte delle istituzioni per fermare l’assurda acutizzazione del fenomeno della violenza sui sanitari.

 

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