Guerra e solidarietà: Roma e il Lazio si mobilitano
I devastanti effetti della guerra, oltre a colpire chi si trova in prima linea, sono nefasti per la popolazione civile. Per questo la città di Roma e la Regione Lazio si sono mobilitate per gestire nel miglior modo l’accoglienza ai profughi fuggiti dall’Ucraina. Soccorso e assistenza, queste le due esigenze principali. Protezione civile, Regione Lazio e Roma capitale stanno coordinando le azioni e, ciascuno per le proprie competenze, si sono attivati per rispondere all’emergenza in corso. In primo luogo, la centrale a cui fa capo il numero unico 112 ha rafforzato l’attività di traduzione simultanea in lingua ucraina per le richieste di aiuto. La cronaca di alcuni giorni fa ha raccontato il caso significativo di un automobilista rimasto in panne sul raccordo, dopo la lunga fuga dalla sua terra martoriata e soccorso, dopo la chiamata al numero unico di emergenza, grazie alle poche frasi in italiano che è stato in grado di pronunciare. Con la nomina del sindaco di Roma Roberto Gualtieri a “Soggetto attuatore per l’accoglienza e assistenza della popolazione ucraina sul territorio capitolino”, in seguito al decreto regionale T00033 del 10 marzo firmato dal presidente Nicola Zingaretti, si facilita inoltre la tempestività delle risposte relative alla gestione, collocazione e al sostegno delle persone che, in numeri più alti rispetto al resto d’Italia, stanno affluendo nella capitale. Con il decreto regionale T00030, il 5 marzo si è costituita l’unità di crisi del Lazio, sulla base dell’Ordinanza numero 872 del giorno precedente del capo dipartimento della Protezione civile. Il tutto in relazione ai decreti-legge numero 15 e 16 del 25 e 28 febbraio “Disposizioni urgenti sulla crisi in Ucraina”, che trovano fondamento nel decreto legislativo 85 del 7 aprile 2003, in applicazione della direttiva europea 55 del 2001, relativa alla concessione della protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di sfollati e alla cooperazione in ambito comunitario. Un concorso di disposizioni con l’evidente necessità di valorizzare la rete dei servizi socioassistenziali e alla persona, che ha consentito un immediato ed efficace raccordo con le organizzazioni di volontariato e gli enti del Terzo settore. Si è assistito in primo luogo, agli interventi sanitari relativi al monitoraggio della malattia da Covid-19, con la raccomandazione a ricevere gli antidoti necessari ad affievolire gli effetti del virus e alla esecuzione dei tamponi. Si è provveduto, tramite l’Istituto per le malattie infettive Spallanzani, ad attivare un ambulatorio dedicato al controllo di ulteriori patologie endemiche nell’est Europa; ulteriori interventi socioassistenziali riguarderanno l’assistenza alloggiativa e l’inclusione scolastica. Anche le associazioni professionali si stanno mobilitando, tra queste l’Amsi, che rappresenta i medici stranieri in Italia e insieme al Movimento internazionale Uniti per Unire e l’Unione medica euro mediterranea, ha sollecitato interventi del governo per sostenere i professionisti della sanità ucraini e russi presenti in Italia, agevolando i percorsi per il riconoscimento del titolo di Laurea e facilitandone l’inserimento nel mondo del lavoro. La stessa organizzazione, attraverso il suo presidente Foad Aodi, ha sollecitato tutte le azioni volte alla tutela della salute, come il monitoraggio anti Covid per chi arriva in Italia e la tutela degli ospedali e centri medici ucraini che si trovano sotto i bombardamenti.