Il calvario di Ilaria nella sanità matrigna
Pazienti oncologici privi di percorsi assistiti, costretti a eseguire esami a pagamento
Altro che Fratelli, men che meno Gemelli. Il muro di gomma davanti a Ilaria, nell’ospedale romano dell’Isola Tiberina – diventato nell’ottobre 2022 Gemelli Isola, a gestione vaticana – non ha nulla di fraterno né di amor filiale. Racconta al telefono il suo calvario, con voce concitata e il tono dello scoramento, della sconfitta. Per lei, 42enne operata al seno un anno fa e quindi in regime assistenziale di costante monitoraggio, dovrebbero spalancarsi tutte le porte degli ambulatori, delle radiologie, delle unità specialistiche di controllo ma non è così. Il percorso diagnostico-terapeutico assistenziale non è previsto nella nuova sanità dell’accreditato religioso, connotata dall’innovativa impronta manageriale imposta all’ospedale dell’Isola Tiberina. Per secoli, il Fatebenefratelli si è caratterizzato per l’aspetto solidaristico, caritatevole e accogliente che i religiosi riservavano ai loro assistiti: tutto cancellato in pochi mesi. Perfino la sala dell’Assunta, dove sono gli sportelli per le prenotazioni, ha cambiato nome, assumendo quello omologante del Gemelli e costringendo i pazienti con codice 048, quello riservato agli oncologici, a file interminabili perché non c’è più la priorità nell’accesso agli sportelli. I nomi si sa, sono importanti, sono il riferimento emozionale delle persone in cui ci si riconosce. Ilaria no, non si riconosce più in quella struttura che non le dà possibilità di eseguire gli esami di routine puntualmente, che la rinvia a un appuntamento tra sei mesi a Viterbo, che non le consente di eseguire un’ecografia urgente per i dolori articolari provocati dai farmaci, che le impediscono ogni possibilità di movimento. E per lei, donna sola, provvedere alle esigenze quotidiane è essenziale. “Non ho più soldi, ho fatto tutto a pagamento, non so più dove andare”. Ė questa la frase ricorrente nell’audio disperato che invia, confidando nell’aiuto di qualcuno. Come lei tante altre donne, tante altre persone che non sperano più neanche in un miracolo, per raddrizzare una sanità sempre più lontana dalle necessità dei più fragili, sempre più vicina a un sistema di assistenza sanitaria per chi se la può permettere.
(Nella foto: il Fatebenefratelli all’Isola Tiberina)