Il libro: Forlanini, sogno del passato, incubo del presente

L’immaginazione umana non ha confini. Massimo Venanzetti, caposala all’ospedale Forlanini, ci da una magistrale prova di questo nel libro “Anch’io fui studente al Forlanini”, opera che narra di un passato non ancora metabolizzato e di un presente difficile da accettare.
Non è solo un viaggio della memoria, quello che Massimo, caposala dell’ex sanatorio romano, compie insieme a Eugenio Morelli, fondatore della monumentale struttura, tra gli infiniti viali, le ariose stanze, i superbi spazi. È un percorso delle emozioni, dei rimpianti, un confronto tra un passato problematico – in cui terribili morbi quali il mal sottile falcidiavano vite – e un presente discutibile in cui, nonostante i progressi della ricerca, della tecnologia, della medicina, regnano sovrani il disinteresse, l’incuria, forse anche il disprezzo per la storia, la memoria, la bellezza. In un rincorrersi di testimonianze, aneddoti, rivelazioni, il Maestro guida l’allievo in quella che fu una “perla” per la medicina del tempo “che tutti ci invidiavano”, inconsapevole fino all’ultimo dell’ingloriosa fine cui l’avrebbero condotta scelte (o non scelte) di amministratori insipienti.
Un cammino nella storia della medicina, dei costumi, della società degli anni Trenta che non ha nulla di apologetico o nostalgico ma rivela la lungimiranza di un luminare del tempo e l’amarezza di un professionista di oggi, messo di fronte a una realtà disarmante. Moderno Virgilio, nell’inferno di strutture abbandonate al degrado e all’incuria, Morelli sembra quasi suggerire all’Autore la via della ragione umana da contrapporre all’imperante ignavia: salvare il “suo ospedale”. Un ospedale che, affettuosamente, anche Massimo, come molti altri cittadini, considera il suo. Anch’io fui studente al Forlanini. F.to 14×20, Brossura, pp. 359, Ill. b/n, Scienze e Lettere Editrice, euro 25.

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