Il piano di rientro e i costi extra

regione-lazioPiano di rientro, spendingreview, razionalizzazioni, tagli, accorpamenti. Sono termini ormai entrati nel linguaggio comune per gli attori della sanità del Lazio. E ora ci sono anche gli extra costi. Se per le grandi città non sono una novità, la Regione Lazio ci comincia a pensare tentando forse, di far inserire dall’esecutivo tali finanziamenti nella Legge di Stabilità in discussione. In tal senso però non c’è alcuna certezza. “Il Lazio ha l’onore di essere la regione della Capitale – ha esordito il presidente Nicola Zingaretti, nel corso della conferenza stampa del 18 settembre all’istituto Spallanzani – per questo però deve farsi carico di incombenze di carattere nazionale, non regionale, che alla fine ricadono sui cittadini in termini di tassazione e altri sacrifici. Così, alla fine non ce la facciamo. Su questo bisognerà fare un ragionamento dopo l’uscita dal commissariamento della sanità”, ovvero nel 2016 se tutto va bene. Perché attendere fino allora, considerate le difficoltà attuali? In primo luogo perché, secondo i tecnici della regione “gli extra costi non sarebbero ancora quantificati”, sebbene le voci di spesa a questi imputabili siano ben note. La Capitale è meta di turisti, sede di ambasciate, teatro di manifestazioni di rilievo e incontri internazionali. Per non parlare dello Stato Vaticano. Attualmente, grava sul non pingue bilancio della sanità il costo per l’emergenza Ebola Vediamo, nello specifico, le peculiarità cui i cittadini del Lazio contribuiscono con la più alta tassazione d’Italia. Se per l’attivazione dei laboratori mobili, coordinati da esperti dell’Istituto a Foya in Liberia, in Guinea e in Sierra Leone concorrono la Ue e l’Oms, alle casse regionali restano altre incombenze, tanto da far invocare a Zingaretti “l’uscita dai criteri del turn-over e del piano di rientro dell’Istituto Spallanzani”. Rientrano poi tra le prestazioni extra, le doppie ambulanze usate in caso di ricovero di ambasciatori in ospedale, la mobilitazione per le grandi manifestazioni, gli stati di allarme in caso di epidemie e il cosiddetto “Peimaf”, piano di emergenza interno per il massiccio afflusso di feriti, protocollo applicato nel caso, da scongiurare, di grandi emergenze legate a eventi imprevisti, che richiede la mobilitazione di un cospicuo numero di operatori e il coordinamento con tutte le forze di protezione civile.

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