Incendi in ospedale: la prevenzione è scarsa

1703883_sancamillo.jpg.pagespeed.ce.MpavRl-WEjPoche le strutture in possesso del certificato. Un decreto del 2015 detta norme rigide

Prevenzione incendi: norme stringenti misure insufficienti. Numerosi sono gli episodi di combustione verificatisi nei nosocomi romani e del Lazio, in tutta Italia in media sono 100 l’anno. Le scarse risorse economiche non consentono la completa applicazione del decreto ministeriale del 2015 che in fatto di prevenzione ha molto innovato. A Roma soltanto l’ospedale Pertini è in possesso del documento di messa a norma con tutti i crismi per cui ha investito 2 milioni 619mila euro, una cifra notevole, impensabile per strutture in deficit perenne. I comandi provinciali dei Vigili del fuoco attribuiscono un certificato provvisorio di esercizio, la “Scia”, in luogo del Cpi – certificato prevenzione incendi – di recente la Asl di Latina ha provato ad affrontare il problema, affidando la verifica su presidi e servizi a una società ingegneristica specializzata nel settore. In tutti gli ospedali è stata attivata la squadra antincendio con personale appositamente formato ed è stato individuato il responsabile aziendale antincendio. In base alle disposizioni ministeriali, tale figura professionale è tenuta a stilare un documento programmatorio, con l’indicazione del budget per attivare le misure preventive. Quante aziende sanitarie e ospedaliere hanno, ad oggi, provveduto? Il campo è minato specie se si considera che molti nosocomi romani furono realizzati nei primi anni del Novecento, sebbene oggi ampiamente ristrutturati. Per Policlinico Umberto I, Spallanzani, San Camillo, Sant’Eugenio e nella provincia per le Case della salute, spesso ricavate da strutture vetuste, il pericolo è sempre in agguato e spesso si riscontrano situazioni di criticità.

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