Indagine sul fumo a scuola: “Non solo sigarette”
Cosa si fuma a scuola? Da una indagine condotta da Cittadinanzattiva – partita alla fine del 2010 e conclusa nel mese di ottobre – emerge che i ragazzi delle medie inferiori e superiori fumano soprattutto sigarette (94% dei campione delle superiori, e 93% delle medie), ma anche altro (13% delle superiori, 7% delle medie), prevalentemente spinelli. Con lo slogan “Togliamoci il fumo dagli occhi!” è partito il monitoraggio sulla diffusione del fumo tra gli studenti, ma anche tra gli insegnanti, i dirigenti scolastici e il personale ausiliario. L’indagine è stata presentata al Senato il 20 ottobre, presenti Ignazio Marino e Antonio Tomassini, cofirmatari del disegno di legge “Disposizioni per la tutela della salute e per la prevenzione dei danni derivanti dal consumo dei prodotti del tabacco” che propone il divieto di vendita delle sigarette ai minorenni e di fumo anche negli spazi aperti delle scuole. Il campione dell’indagine – non statistico come precisano i promotori – si compone di 3.213 ragazzi:1.572 delle medie e 1.641 delle superiori; 154 le scuole coinvolte (81 superiori e 73 medie) in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana ed Umbria. Il tabagismo accomuna studenti e insegnanti. Quasi uno studente su tre delle superiori accende la sigaretta negli ambienti scolastici e un’alta percentuale degli stessi (77%) dichiara di aver visto i docenti fumare all’interno degli edifici di istruzione. Quasi il 60% dei ragazzi conosce il divieto di fumo ma dichiara di aver avuto sanzioni – una multa tra i 25 e i 100 euro – solo nel 17% dei casi alle superiori mentre alle medie è prevista la sospensione. “Nelle scuole sono spesso assenti i cartelli di divieto, la vigilanza scarseggia come le sanzioni e le famiglie degli studenti fumatori non sono mai investite del problema”, afferma Adriana Bizzarri, responsabile scuola di Cittadinanzattiva. Secondo l’associazione il divieto di fumo andrebbe esteso anche agli ambienti esterni alla scuola ma gli interventi repressivi dovrebbero andare di pari passo con la formazione e l’informazione, estesa a docenti e collaboratori.