Infermieri: appello per la nuova governance
Riorganizzazione della sanità regionale: gli infermieri scendono in campo. Lo fanno con un corposo documento inviato a Nicola Zingaretti, firmato dai presidenti dei collegi provinciali Ipasvi – la federazione degli infermieri professionali che rappresenta 43 mila iscritti – e dal coordinatore regionale Gennaro Rocco. Prima emergenza quella legata all’occupazione, con una forte richiesta di superamento del precariato e del blocco del turn-over, che “costringe i professionisti in servizio a sobbarcarsi condizioni di lavoro inaccettabili e rischiose per loro e per i pazienti”. La critica al modello delle “esternalizzazioni” applicato nell’ultimo decennio in modo indiscriminato, il timore che dietro alle società di gestione dei lavoratori si celino pratiche non molto chiare, che portano a uno scadimento della qualità assistenziale e a una sperequazione delle retribuzioni, il taglio retroattivo dei rimborsi agli ospedali cosiddetti “classificati” religiosi e convenzionati sono i motivi di maggiore allarme nella categoria. Ampio spazio nel documento, è dedicato all’assistenza territoriale, punto nodale per i professionisti, che in essa vedono il sicuro sviluppo di un nuovo modello organizzativo, basato sulla “governance infermieristica”, la rete dei servizi con relativo “case manager” e lo “sviluppo sul territorio regionale degli ambulatori infermieristici attraverso la trasformazione delle strutture attualmente inutilizzate o dei piccoli ospedali in fase di riconversione”. Un programma con tutti i crismi, di cui gli amministratori regionali potrebbero far tesoro con sicuri vantaggi per il servizio e per la collettività. Le richieste vanno avanti con una analitica dissertazione sulle posizioni dirigenziali, conferite negli anni passati, poi drasticamente ridotte e invocate nel documento facendo leva sulle “evidenze scientifiche nazionali e internazionali che dimostrano come il governo delle attività professionali sanitarie e tecniche garantisca una razionalizzazione dei servizi, una migliore qualità assistenziale, una maggiore sicurezza con conseguente riduzione dei costi”. Si chiedono inoltre garanzie per la formazione e l’aggiornamento, oggi a completo carico dei professionisti e sulla interazione con gli operatori socio-sanitari, assimilabili alla figura del vecchio ausiliario oggi riqualificato, che presta assistenza primaria in corsia.