“‘Puoi donare una vita”, questo è il nome del progetto, proposto dal centro di Procreazione medicalmente assistita (PMA) dell’ospedale San Filippo Neri di Roma, che prevede la possibilità per donne giovani di crioconservare i propri ovociti per una fertilità futura, il cosiddetto ‘social freezing’, e contemporaneamente donarne una parte per una donna che ne ha bisogno. “Ė doveroso e strategico rendere l’Italia autosufficiente nell’approvvigionamento dei gameti, che al momento vengono importati da paesi esteri – ha dichiarato Arianna Pacchiarotti, direttrice della struttura – con enorme dispendio economico e senza garantire una tracciabilità, col rischio di un probabile aumento della consanguineità delle coppie del futuro”. L’annuncio è arrivato in occasione della relazione sulla Procreazione medicalmente assistita – legge 40 del 2004 – pubblicata sul sito del ministero della Salute (https://www.salute.gov.it/portale/home.html) e trasmessa al parlamento il 10 novembre scorso. In una nota, la direttrice, fornisce i numeri del centro pubblico afferente alla Asl Roma 1, che aiuta le coppie a realizzare il sogno della maternità. Dati che rivelano interessanti tendenze. L’86% degli accessi degli ultimi anni presso l’unica struttura pubblica del Centro Sud Italia per la fecondazione eterologa, ha riguardato giovani coppie con un’età compresa tra i 22 e i 37 anni. “Una indicazione che ci ha offerto lo spunto per uno studio in fieri – precisa la direttrice – che ha mostrato un aumento di donne giovani con bassissima riserva ovarica nella fascia di età considerata. Importante notare che il 69% delle assistite, ha una correlazione statisticamente significativa con la patologia della tiroidite autoimmune. Ci fa riflettere il fatto che le donne comprese in questa decade siano il prodotto di ovociti che potrebbero essere stati danneggiati da interferenti endocrini, in particolare dal nucleare, presumibilmente riconducibile nel medio lungo termine all’incidente di Chernobyl”. La specialista precisa che si tratta di uno studio-pilota che necessita di ulteriori approfondimenti e allargamento del campione. “Ė comunque significativo – sottolinea Pacchiarotti – in quanto va a scardinare il luogo comune secondo cui oggi l’infertilità è dovuta all’aumento dell’età media in cui le donne scelgono una gravidanza”. Da ciò deriva la necessità di promuovere “la consapevolezza del proprio corpo, per una cultura della preservazione della fertilità: non solo contraccezione nella pianificazione familiare ma anche consapevolezza del limite numerico delle cellule riproduttive che cominciano a deperirsi già in epoca dei primi mesi di gestazione”, raccomanda la direttrice. I dati della relazione, relativi al 2021, ne confermano il ruolo positivo sulla natalità con oltre il 47% in più di bambini nati da PMA (da 11.305 a 16625). Un dato da ascriversi all’aumento dei casi di Procreazione con donazione di gameti, destinato nel Lazio a salire dal 2023, grazie all’approvazione della legge regionale numero 19 del 23 novembre 2022, che ha aumentato l’età dell’accesso alla tecnica, da 43 a 46 anni, con possibilità di donare gameti femminili per tre anni in più e grazie ai Livelli essenziali di assistenza (LEA) che porteranno il numero di cicli possibili da tre a sei, sia per la tecnica omologa che per quella eterologa, a partire dal 1° gennaio 2024. Un risultato lusinghiero per la sanità pubblica e per le coppie interessate.

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