Influenza elettorale, virus italiano

Finora ne ha messi a letto migliaia. A fine stagione arriveranno a 5 o 6 milioni gli italiani colpiti dal virus dell’influenza. Ma l’affezione delle vie respiratorie, dell’apparato muscolo-scheletrico o gastro-intestinale non è l’unico malanno che quest’anno colpisce i cittadini. C’è un altro virus in giro, apparentemente meno fastidioso ma, alla lunga, più insidioso: l’influenza elettorale. Trattasi di sindrome per cui, in procinto di votazioni, tutto rallenta, tutto si ferma, nulla si decide.
In Italia è così da sempre. Quasi fosse ferragosto. Così dopo rinvii, anticipi, ricorsi, dichiarazioni e smentite, la tornata elettorale per la regione Lazio è fissata il 24 e 25 febbraio, insieme a quella per il parlamento e, in attesa di questo evento, ogni cosa è al rallentatore. Anche nella sanità è così. Da un mese o forse più, la rassegna stampa quotidiana è la rappresentazione della calma piatta. Nemmeno le drammatiche notizie legate al deficit, alle minacce di tagli, chiusure, alla riduzione di servizi ridestano i nostri amministratori dal torpore pre-elettorale in cui sono caduti.
Nessuno decide nulla, nessuno sa che pesci prendere di fronte al dramma di migliaia di cittadini e operatori in crisi, i primi per la penuria dei servizi e l’inefficienza organizzativa delle nostre strutture, i secondi per il senso di precarietà che si vive nelle Asl, negli ospedali, nelle strutture private accreditate e non. Tutto è rinviato al “dopo”: piano di rientro, eventuali tagli, chiusure, soppressioni o, magari, nuove idee di riconversione, investimenti, stabilizzazione dei precari. Sarà per la crisi, sarà perché ormai il gioco è palese ma perfino la sequela di inaugurazioni pre-elettorali, che negli anni passati era prassi ricorrente, è cessata.
Come osservatori della realtà, abbiamo deciso anche noi di farci prendere dal morbo così, questo numero del giornale è, in gran parte, dedicato alla consultazione che porterà al rinnovo di consiglio e giunta della Regione Lazio. Abbiamo intervistato alcuni dei protagonisti, i candidati di vari schieramenti, cercando di tirar fuori la loro idea di sanità. Non politici di professione: abbiamo preferito persone comuni, professionisti, uomini e donne che, nella maggior parte dei casi si presentano per la prima volta. Tutti, chi più chi meno, hanno avuto o hanno a che fare con Asl e ospedali. Chi ci lavora, chi ci ha lavorato, chi ha vissuto l’ambiente per impegno sociale.
Al di là dei programmi fotocopia dei vari partiti, ci sembra che i nostri interlocutori abbiano manifestato qualcosa di assolutamente originale e irripetibile: la passione. Passione personale e professionale, la voglia di mettersi in gioco per affermare la propria dignità e i diritti della collettività. Il desiderio di non vedere depauperato quel grande patrimonio che è il servizio sanitario pubblico. Sono valori al di sopra di qualsiasi poltrona conquistata o preferenza espressa sulla scheda.

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