Intersindacale medica: subito nuove risorse

Sono racchiuse nel ‘Manifesto per la nuova Sanità’ le richieste dell’intersindacale, un cartello costituito dalle organizzazioni della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria del Servizio pubblico, tra cui Anaao Assomed, Anpo, Cimo Fesmed, Aaroi, Cgil medici funzione pubblica, Coordinamento Uil, Cisl medici e Federazione veterinari, che rappresenta circa 120mila camici bianchi. Alla base del manifesto, la certezza di trovarsi di fronte a “un processo di consunzione della sanità pubblica la cui sostenibilità passa per la valorizzazione, l’autonomia e la responsabilità dei suoi professionisti”, è riportato nel testo. Da qui i punti in “difesa del Servizio sanitario pubblico e nazionale del ruolo dei medici e dei dirigenti sanitari al suo interno, del valore del suo capitale umano – continua il documento – per contrastare la china avviata verso la privatizzazione, data la carenza strutturale di medici, specialisti, le fughe verso il privato o la quiescenza, l’emergenza ospedali e quella territoriale, elementi che mettono a rischio la sopravvivenza del Servizio sanitario a 44 anni dalla nascita”. Secondo i professionisti occorre ricostituire un contesto in cui “la tutela della salute come di tutto il sistema di welfare siano considerati fattori di produzione di ricchezza collettiva, nella misura in cui lo stato di salute e di benessere fisico e psichico di una popolazione correlano direttamente con lo sviluppo sociale e culturale di un Paese, considerato che la cattiva tutela della salute di una comunità ne pregiudica lo sviluppo, in termini civili ed economici e che la sanità pubblica, equa, solidale e universalistica produce e non consuma ricchezza”. A riprova di quanto sostenuto, nel manifesto sono riportati i dati della spesa sanitaria in Europa, per valori pro-capite a parità di potere d’acquisto, che nel 2019 risulta pari a 2.473 euro a fronte di una media Ocse di 2.572 euro, con un gap vertiginoso rispetto a Paesi di riferimento come Francia e Germania. Per quanto riguarda la percentuale sul Pil, secondo le cifre fornite dalla intersindacale, l’Italia si pone invece leggermente sopra la media Ocse con una percentuale complessiva di 6,6% ma lontana mille miglia da Germania (11,7% del suo Pil) e Francia (11,2%).  Pertanto secondo i sindacati della dirigenza medica, veterinaria, sanitaria, “occorrono nuove risorse dedicate a partire dalla prossima Legge di Bilancio”, con interventi legislativi che superino i tetti di spesa per il personale – legati ai parametri del 2004 – puntando sui “valori professionali rispetto a quelli economicistici e aziendali”. Ulteriori richieste avanzate si concentrano su significative politiche di assunzione e reclutamento, respingendo il precariato e prestazioni privatistiche acquistate a cottimo; si invoca maggiore autonomia della dirigenza valorizzandone le peculiarità; in lista inoltre l’aumento delle retribuzioni con la detassazione di incrementi stipendiali e salario accessorio. In lista anche le indennità previste per il rischio contagio con un’attenzione particolare alla formazione post laurea. In sintesi, una serie di richieste che non tralasciano la legge sulla responsabilità professionale da portare a compimento seguendo il modello europeo.    

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