Declino cognitivo, un tema di grande attualità in una società che invecchia. Argomento trattato spesso, specie in quest’ultimo periodo, dai grandi mezzi di informazione. Si tratta di una progressiva perdita dell’autonomia cerebrale, che va dalla scomparsa di memoria a una graduale riduzione delle altre funzioni, quali la capacità progettuale e di relazione con le persone, per arrivare poi alla demenza conclamata e a difficoltà, con abbandono di autonomia anche motoria e della capacità di auto conoscersi e di conoscere gli altri. Un fenomeno non facile da quantificare se si considerano poi le persone con disturbo cognitivo lieve, ancora più difficili da enumerare ma importanti da individuare, perché è proprio verso queste persone che si dovrebbe maggiormente indirizzare l’attività di prevenzione. Fornisce una dettagliata analisi e precise risposte a tale tematica il libro di Marco Trabucchi – Past President Associazione Italiana Psicogeriatria –Vecchiaia e salute cognitiva. Un impegno umano, clinico e sociale”, edito da Il Mulino e presentato alla Regione Lazio il 26 giugno. Il volume vede i contributi di specialisti di elevatissimo profilo professionale con specifiche competenze nel campo delle scienze del cervello e rappresenta una vera e propria guida per la gestione multimodale dell’invecchiamento in salute con particolare riguardo agli aspetti di declino cognitivo. In una società sempre più avara di servizi sociosanitari territoriali e accessibili a tutti, occorre governare il sistema in modo che il fenomeno non pesi sul singolo o sulle famiglie con un carico di sofferenza che si riverbera sulla collettività. Per questo, sulla base delle indicazioni del professor Trabucchi, è essenziale il tema della prevenzione perché in primo luogo, si deve controllare il rischio genetico per poi esaminare gli stili di vita e i fattori determinanti tale condizione. In sintesi: si arriva al declino cognitivo con una progressiva perdita dell’autonomia cerebrale, passando dai deficit di memoria a una graduale riduzione delle altre funzioni, specie progettuali e relazionali, per arrivare poi alla demenza conclamata e alla perdita di autonomia. Un fenomeno  imponente: in Italia è colpito circa 1 milione e mezzo di persone e molti sono i casi non diagnosticati. Secondo le linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità, 2024, nel nostro Paese sono circa due milioni le persone con demenza o una forma di declino cognitivo (Mild Cognitive Impairment, MCI) e circa quattro milioni sono i loro familiari. Molti i fattori predisponenti, tra cui quelli genetici, legati a patologie cardiovascolari, diabete, broncopneumopatie e la sarcopenia, ovvero riduzione del muscolo e della sua forza. Concorrono altresì fattori socioeconomici: la solitudine, gli stili di vita, le attitudini relazionali, l’alimentazione, il contesto urbano. Per questo, si diffonde sempre di più l’idea di promuovere una vecchiaia in salute, in cui domini la pratica del cosiddetto “invecchiamento attivo”, sposata ormai da molte istituzioni. Il libro “Vecchiaia e salute cognitiva” può essere una guida illuminante in tal senso.

Commenti Facebook:

Commenti