Italia Nostra e la tutela degli ospedali storici
Da Italia Nostra Roma, riceviamo e volentieri pubblichiamo:
La notizia della sentenza con cui il Consiglio di Stato ha dichiarato illegittima la chiusura dell’Ospedale San Giacomo, che risale al 31 ottobre del 2008 e che la Regione Lazio ha giustificato con la necessità di rientrare dal deficit sanitario, ci fa ben sperare per tutti i nosocomi colpiti negli ultimi 15 anni, dallo stop all’attività o da significativi ridimensionamenti per motivi di bilancio regionale. Potremmo nominarli uno per uno, nella nostra regione quelli chiusi sono 16, alcuni di grande pregio architettonico e con una significativa storia alle spalle. Fin dal primo momento Italia Nostra, associazione in prima linea nella tutela del patrimonio storico-artistico-ambientale, non è rimasta indifferente a tale emergenza che in tempo di pandemia si è trasformata in un vero e proprio allarme. Contro la chiusura del San Giacomo, il compianto presidente di Italia Nostra Roma Carlo Ripa di Meana (nella foto), si è battuto in prima fila, cercando di ostacolare una chiusura che, come ribadito dai giudici amministrativi, non ha alcun fondamento. Questa sentenza, oltre a evidenziare la necessità di un’assistenza a tutto tondo per i cittadini, ribadisce un principio fondamentale: la tutela della salute non può essere subordinata ad alcuna emergenza di carattere economico ma, al contrario, tra le due esigenze va operato un giusto bilanciamento, nel rispetto dei principi costituzionali. Rilevante inoltre tra le motivazioni alla base del dispositivo, il riferimento al vincolo testamentario del Cardinale Antonio Maria Salviati, che nel 1593 donò l’ospedale ai romani purché ne mantenessero la destinazione all’assistenza pubblica. Grazie alla tenacia e, permetteteci di affermare al coraggio, con cui l’erede dell’alto prelato Oliva Salviati ha portato avanti l’azione giudiziaria, oggi in tanti possono raccoglierne i frutti. Questa è la prova che i documenti fanno la storia così come la volontà di proteggere e tutelare gli ospedali storici e i diritti dei cittadini, in questo caso il diritto primario alla Salute. Per questo come Italia Nostra Roma, dopo i numerosi interventi presso le istituzioni – da ultima una nota a tutti i consiglieri regionali inviata nel novembre 2020, con cui si chiedeva un ripensamento su tutte le politiche di chiusura – torniamo a invocare un segnale da parte di tutti coloro che hanno voce in capitolo. Soprattutto, vogliamo evidenziare che immobili di pregio storico e paesaggistico, come il San Giacomo e il Forlanini, non possono subire una sorte che li conduca all’oblio, all’abbandono, al disinteresse. Il nostro patrimonio è la nostra ricchezza e la nostra memoria, che sia un ospedale, una scuola, un forte, una caserma. In questi ultimi due casi, dobbiamo rilevare che ci si sta muovendo, come istituzioni, insieme a team di professionisti esperti nel recupero, affinché queste testimonianze di architettura civile tornino a nuova vita. A tal fine, sono stati previsti specifici stanziamenti e sono in itinere progetti, sia per i forti che per le caserme, che presto dovrebbero arrivare a compimento. Anche per gli ospedali, nel 2017, i rappresentanti della Conferenza nazionale degli assessori alla Sanità presentarono un progetto di recupero ed eventuale riconversione delle strutture dismesse all’allora ministro Beatrice Lorenzin. Sarebbe interessante conoscerne la sorte. L’esito della sentenza deve aprire un nuovo capitolo nella vicenda degli ospedali storici chiusi, un percorso in cui le istituzioni si muovono insieme ai cittadini per ridisegnare un comparto, quello dell’assistenza sanitaria, che attualmente con il peso della pandemia ha rivelato tutte le sue fragilità, da colmare immediatamente senza esitazione, pena il tracollo di tutto il servizio pubblico. Soprattutto perché in questa vicenda, considerata la difficoltà dell’amministrazione regionale a farsi parte attiva di un piano di riorganizzazione delle strutture dismesse o ridimensionate, riteniamo indispensabile l’apporto dello Stato, in un concerto di azioni fondamentali per la salvaguardia di un patrimonio storico e paesaggistico di primaria importanza. Ce lo chiede la collettività, privata dell’apporto essenziale di strutture deputate a un’assistenza che ha subito un pauroso ridimensionamento, ce lo impone il nostro dovere di cittadini e di sentinelle sensibili al decoro e alla bellezza delle nostre città.