La lettera: Pronto soccorso: ne vediamo di tutti i colori

I“Codici verdi, rossi, bianchi, gialli. Qualche anno fa qualcuno ideò perfino il codice argento per gli anziani”. Il 2012, come novità cromatica per il pronto soccorso ha visto il blu. Un percorso diretto, dalla porta dell’ospedale a una sala visita linda e pinta con un medico preposto alla diagnosi ed alla prescrizione di ricette per pazienti affetti da – o con sospetto di – una grave e letale malattia: L’INFLUENZA! Peccato che se ne siano accorti in pochi, sia della diffusione del morbo, tutt’altro che epidemico, sia dell’esistenza degli ambulatori che, nell’immaginario regionale, avrebbero dovuto tirar su le sorti dell’ammosciata sanità del Lazio.
Pierluigi Bartoletti, segretario regionale della Fimmg – sindacato dei medici di famiglia – parla di 2000 visite mentre chi lavora in uno degli ospedali coinvolti ne ha contate molte di meno, tanto da far pensare a una manovra senza logica la cui spesa grava sulle tasche dei cittadini, senza incidere più di tanto sulla ressa nel pronto soccorso. Dal 17 gennaio al 13 marzo nell’ambulatorio blu del S. Giovanni si sono presentati in tutto 110 pazienti, 14 alla settimana, 3 al giorno! Il perchè è semplice: il paziente bisognoso solo di una visita può rivolgersi al suo medico di famiglia; se è necessario invece un ulteriore accertamento, sempre il pronto soccorso deve provvedere, senza risparmio di tempo, fila e costi.
Nel prossimo futuro è previsto che i medici di famiglia supportino i colleghi dell’emergenza con nuovi ambulatori ospedalieri per i codici bianchi e verdi (patologie all’apparenza meno gravi, ndr). I sanitari di Pronto Soccorso si oppongono con fermezza a questo progetto, che colpisce l’immaginario collettivo, come l’inutile apertura domenicale degli ambulatori ma non ha scalfito minimamente le liste di attesa. Non è questa la soluzione per il decongestionamento. È necessario un nuovo modello assistenziale, con il concorso di tutte le professioni: dai medici di famiglia agli ospedalieri, passando per gli operatori territoriali accettando nuovi modelli di lavoro e controlli di produttività quali-quantitativa. È tempo di disegnare i percorsi per le diverse patologie e le diverse caratteristiche urbane, dal piccolo centro alla città, fino all’area metropolitana. Studi medici associati, continuità assistenziale, percorsi preferenziali, implementazione di esami strumentali e visite specialistiche costituiscono quel network necessario a una medicina moderna che può e deve trovare nel territorio – non in pronto soccorso – le risposte necessarie.
Giorgio Scaffidi
Cardiologo Pronto Soccorso
Ospedale San Giovanni, Roma

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