La Regione dei commissari
e il Caronte della Sanità
Regione Lazio, la carica dei commissari. Sembra un sortilegio ma in via della Pisana questi amministratori straordinari, alla prima difficoltà gestionale, arrivano dappertutto, nelle società affiliate come negli enti strumentali, nelle aziende controllate o i carrozzoni sperimentali, come se piovesse. Basta andare indietro di qualche anno e voilà, all’ordinaria gestione si sostituisce l’istituzione o l’azienda commissariata e addirittura gli assessorati. Qualche esempio: nel 2008 tocca agli enti di pubblica assistenza Ipab ed Eca, che dovevano scomparire ma, “causa documentazione lacunosa e impossibilità di reperire notizie sulle consistenze economiche e l’organizzazione” – così si legge nella delibera di nomina – “si rende necessario nominare i commissari ad acta a Roma e nelle province di Frosinone, Latina, Rieti, Viterbo”. Soluzioni che i vari presidenti, direttori, dirigenti, funzionari, non sembra siano in grado di trovare. Un piccolo salto nel tempo e nel 2010 vediamo fioccare ben 14 commissari ai parchi regionali, in pieno ferragosto, con buona pace degli ambientalisti. Per non parlare del balletto della “monnezza”, con l’assoluta incapacità di pervenire a una qualsiasi soluzione degna di un paese civile. E ancora, nel 2012 si procede addirittura alla istituzione di un Albo dei commissari in materia di vigilanza urbanistico-edilizia. Materia scottante. Una miriade di professionisti, attività, competenze che vanno a intersecarsi, a sovrapporsi l’una all’altra con risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Così è per la sanità. Dal 10 giugno 2008, giorno in cui Piero Marrazzo firmò l’atto con cui riassumeva direttamente le competenze in materia sanitaria – come riportato dalle note ufficiali – dichiarando “abbiamo fermato una valanga che poteva portare direttamente al commissariamento”, è stato un profluvio di commissari e sub-commissari, di decreti che nulla, a tutt’oggi, sembrano aver risolto: dal riordino della rete ospedaliera alle intese con in privati accreditati, dall’assistenza specialistica ai programmi operativi, dalla stabilizzazione dei precari alle verifiche dei tavoli tecnici con relativo finanziamento delle depauperate casse regionali, continuamente sfumato. Per non parlare degli ospedali chiusi e rimasti lì, a marcire senza alcun progetto, nessuna destinazione. A chi giova il commissario? Non certo alla collettività, tantomeno alle istituzioni, meno che mai ai cittadini contribuenti o ai malati sfiancati. Marrazzo, Morlacco, Guzzanti, Polverini, Spata, Giorgi, Palumbo che, si dice, dovrà traghettare la sanità regionale fino all’insediamento della nuova giunta e, ovviamente, del nuovo commissario. La squadra si arricchisce di anno in anno. I cittadini del Lazio no.