“La salute non è una merce”, un congresso per cambiare
Una due giorni di dibattito e approfondimento sul filo conduttore di una salute da riconquistare. Un diritto costituzionale sancito ma non garantito, messo sotto attacco dalle politiche neoliberiste che hanno, a mano a mano, mandato a picco quel Servizio sanitario nazionale che fondava i propri valori sulla uguaglianza, universalità, gratuità. Al “Metropoliz” di Roma, un ex salumificio in via Prenestina abbandonato, occupato, diventato museo di arte contemporanea, il 28 e 29 maggio realtà sociali e collettive, comitati di lotta e singoli cittadini con un vissuto a contatto con la sanità per motivi professionali o di necessità, hanno messo in rete le proprie esperienze nella terza tappa dei “Congressi nazionali per la salute”, una iniziativa che ogni sei mesi chiama a raccolta tutte le aggregazioni che si battono per capovolgere i rapporti di forza di un servizio sanitario in cui, agli intenti iniziali di universalismo e prevenzione si sono sostituiti concetti del tutto opposti di difficoltà nell’accesso, difformità nell’offerta di prestazioni – specie tra una regione e l’altra – medicalizzazione sempre più spinta. Dalle esperienze delle donne dei consultori al pragmatismo dei rappresentanti dei sindacati confederali, passando per la salute mentale, i distretti sociosanitari, i dipartimenti di prevenzione, le realtà di autogestione, tutti hanno manifestato uno stesso intento: cambiare radicalmente quello che ormai è un simulacro di Servizio sanitario nazionale. “Occorre farlo con una spinta dal basso che capovolga gli attuali rapporti di forza, che vedono nella gestione di Asl e ospedali il primo elemento di criticità: la mancanza di democrazia e condivisione nelle scelte”, è il leit-motiv che ricorre in quasi tutti gli interventi. A partire dalla figura monocratica del direttore generale alla carenza di partecipazione, di informazione, sulla base di una cultura di impronta religiosa e militare, che da secoli ha sempre posto al centro l’ospedale e mai il territorio. Ė tutta l’architettura organizzativa a essere messa sotto accusa, tanto da scoraggiare i più benevoli intenti di rivalutazione della medicina di base, destinata inesorabilmente all’insuccesso perché priva di sostenibilità economica. Al di là di ogni più rosea previsione del Pnrr, anche questo strumento piovuto dall’alto, con una impronta ispirata a una logica neoliberista che vede le risorse destinate soltanto all’edilizia sanitaria e alla digitalizzazione, tralasciando l’elemento umano, specie il rafforzamento degli organici fortemente penalizzati da anni di tagli. Un appuntamento importante quello romano, che ha visto confluire persone da tutta Italia e che rappresenta un buon viatico per costruire momenti concreti di lotta e rivendicazione.