La sanità dei pionieri e della ricerca
Da Luigi Gagliardi primario emerito dell’ospedale Forlanini, riceviamo e volentieri pubblichiamo
Dagli anni Cinquanta ai Novanta, dopo un periodo trascorso al Policlinico Umberto I di Roma, presso l’Istituto di Patologia Chirurgica diretto dall’indimenticato Pietro Valdoni, ebbi la fortuna di essere nel reparto di Chirurgia toracica dell’ospedale Forlanini – che ha sempre goduto di grande prestigio – e di conoscere illustri Maestri e cari amici che mi fa sempre piacere ricordare. Non si può parlare dell’ex sanatorio in quegli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale, senza ricordare Attilio Omodei Zorini, colto clinico della pneumotisiologia, preciso e completo nelle sue relazioni, iniziatore e sostenitore della chemioprofilassi antitubercolare mediante ‘isoniazide’ nelle popolazioni a rischio, metodica tornata oggi in auge, causa il rischio tubercolare “risorgente”. Proprio a questo è dedicato un articolo del 1999 sulla Rivista della Tbc e malattie dell’apparato respiratorio, con interventi di Stefano Muzi, Lorenzo Pendenza, Sergio Petrocca, coordinati da Alberto Bisetti. Zorini fu autore di numerosi lavori sul tema, uno fra tutti l’Atlante Anatomo-radiologico della Tbc polmonare del 1940 (edizioni Universitas) e, pur non essendo direttamente competente nella terapia chirurgica toracopolmonare, ne favorì enormemente lo sviluppo. Altri artefici e pionieri del campo il tenace Nunzio Di Paola, onnipresente congressista sempre in cerca di nuovi metodi di intervento al polmone, il signorile Giuseppe Zorzoli grande mediatore nelle competizioni professionali, Corrado Tieri per la chirurgia generale e il sagace toscano Patrizio Meoni, ottimo scrittore di lavori scientifici e relazioni congressuali. E ancora, Giuseppe Bertoglio, amico gioviale e l’ottimista del reparto; Bruno Romano raffinato calabrese noto per le sue precisazioni linguistiche; Gabriele Capaldo, capace di confortare i malati nelle pratiche più dure che, su richiesta dei malati ebbe le sue esequie celebrate nel monumentale atrio dell’ospedale – cosa che avvenne solo per il fondatore dell’ospedale Eugenio Morelli – e Gino Alessandri, altro toscano che portava dalla Francia le novità della chirurgia. Non si può inoltre dimenticare Eugenio De Bernart, tisiologo addetto alla chirurgia, dotato di cultura umanistica, realizzatore di un ricco archivio di chirurgia toraco-polmonare e autore, insieme a Bertoglio, di un’importante monografia sul Pneumotorace extrapleurico. E, fuori dalla chirurgia ma comunque degni di nota: l’anatomopatologo Niccolino Belli che con le catalogazioni dei suoi reperti tanto contribuì alla dotazione del Museo Anatomico e alla didattica. E ancora i collaboratori della chirurgia Giuseppe Di Maria e Guglielmo Cardaci. Da ultimo, non certo per importanza, il radiologo Luigi Pigorini, pioniere dello studio broncografico del polmone e autore di una importante monografia, “La Broncografia”. Mi piace ricordare Fausto Bruni, Giovanna Vasa, Pino Bezzi, Pasquale Abruzzini, persone non più tra noi che hanno contribuito a fare grande la struttura. Tanti altri professionisti di valore hanno onorato il nostro ospedale: anche se non menzionati e non direttamente coinvolti con la chirurgia, sono nella memoria di chi li ha conosciuti e, ci auguriamo, restino nel ricordo di chi tale patrimonio scientifico e umano vorrà preservare intatto.