La sanità secondo Matteo

Layout 2 Non sarà rivoluzione copernicana ma poco ci manca. La riforma del Titolo V della Costituzione, varata pochi giorni fa dal Consiglio dei ministri con disegno di legge costituzionale, in campo sanitario presenta novità di non poco rilievo: si prevede la potestà legislativa esclusiva allo Stato in merito alle “norme generali per la tutela della salute, la sicurezza alimentare e la tutela e sicurezza sul lavoro”. Restano di competenza delle regioni l’organizzazione dei servizi sociali e sanitari. Ci auguriamo però, che la montagna non abbia partorito il topolino. Oltre alla portata generale del provvedimento, che sul piano legislativo dovrebbe finalmente eliminare la frammentazione di norme tra una regione e l’altra, non ci sembra di scorgere, tra le righe del decreto, precise disposizioni a tutela del diritto alla Salute sancito dall’articolo 32. Il ddl, a nostro avviso, pecca ancora un po’ di rigidità rispetto a una invocata chiarezza relativa agli effettivi poteri di intervento dello Stato su eventuali inadempienze regionali. E che dire della aziendalizzazione sanitaria, sbandierata come grande conquista negli anni Novanta e rivelatasi poi un totale fallimento? Per non parlare della gestione esclusivamente economicistica della sanità. Come si comporterà l’esecutivo Renzi, rispetto all’universalità del diritto alla Salute – prevista dalla legge 833 di Riforma sanitaria del 1978 – e alla necessità del pareggio di bilancio da parte delle aziende, anche a detrimento dell’offerta di prestazioni? Non ci sembra che il decreto, tranne marcati riferimenti alla eliminazione del conflitto di competenze tra Stato e Regioni e alla ispirazione a un “regionalismo cooperativo”, risolva tali quesiti. In questi anni troppo pressanti sono stati gli appelli di tutti gli attori coinvolti nell’ambito sanitario perché si garantissero i diritti dei malati troppo spesso calpestati nei pronti soccorsi colmi all’inverosimile, nelle corsie ospedaliere ormai prive dei letti necessari ad accogliere i malati, davanti agli sportelli Cup per le liste d’attesa con tempi biblici e via discorrendo. Sicuramente la revisione del Titolo V è un passo avanti, rispetto all’immobilismo degli inutili decenni trascorsi. Sicuramente, quel riferimento alla “clausola di supremazia” contenuto nel testo lascia ben sperare. Ci sembra di capire che, in ossequio ai principi generali del diritto, lo Stato possa in caso di inadempienza regionale intervenire per riparare a una eventuale, non corretta gestione. Come sempre, tra il dire e il fare…leggi e decreti sono soltanto pezzi di carta se non si dotano di strumenti concreti per porli in essere. Riusciranno i nostri governanti a intaccare il potere della politica locale, la pratica diffusa della corruzione, l’incapacità di gestione? Il piglio e la volontà sembrano quelli giusti, il tempo rivelerà i risultati del cambiamento, o presunto tale.

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