Lavoratori Cup: protesta alla Regione
Compatta l’adesione allo sciopero dei Cup del 3 settembre contro il contestato rinnovo di appalto
Stop a pagamenti e prenotazione visite per tre ore. Il 3 settembre negli sportelli Cup delle Asl Roma 2 (Eur Casilino), Roma 3 (Gianicolense Litorale), Roma 5 (Tivoli e dintorni) e alla Asl di Viterbo c’è stata una prima risposta al rinnovo dell’appalto con contratti definiti “irricevibili”, nelle retribuzioni e nelle condizioni di lavoro. Sono circa 2000 gli operatori sul piede di guerra dalla fine di agosto. Un piccolo esercito in balia dei venti che da alcuni mesi vede legato il proprio destino professionale alle cosiddette “clausole di salvaguardia”, che garantiscono il passaggio tra le società uscenti e chi subentra, non sempre disposto a mantenere i livelli salariali precedenti, con la Regione Lazio a fare da garante. Da Viterbo a Fiumicino, da Portuense a Ostia, lunedì 3 settembre è stato difficile per alcuni assistiti fissare un appuntamento ma nessuno ha osato obiettare, in piena solidarietà con i lavoratori. “La nostra protesta non è contro i cittadini – spiegano i lavoratori – ma vuole testimoniare l’umiliazione che subiamo”. Le nuove società, la GPI di Trento e la SDS di Taranto, propongono di assorbire i dipendenti con retribuzioni medie di circa 9200 euro lordi annui per 20 ore settimanali: 660 per 14 mensilità o 710 per 13, impegno dal lunedì alla domenica, flessibilità di servizio ed esclusività di rapporto. Un taglio di 200 euro al mese, prendere o lasciare, entro il 31 agosto con comunicazione via mail. Al momento, sindacati e regione tentano una mediazione con i soliti strumenti: tavoli tecnici, proroghe, rinvii, in un clima che non offre alcuna certezza ai lavoratori.
Operatori e coop, fatica e ‘business’
Qualificato impegno sottopagato e interessi economici poliedrici. è il prodotto della nuova economia
Una paga media di 7 euro l’ora, molto inferiore a quella di una colf, per stare cinque ore intere allo sportello, di fronte a centinaia di assistiti il più delle volte critici, insoddisfatti, talvolta anche aggressivi. è questa la giornata lavorativa del cosiddetto operatore di “front office”, le cui funzioni nel tempo sono diventate sempre più qualificate: non solo appuntamenti e pagamenti di prestazioni ma assistenza, consulenza, in molti casi consultazione di norme, tabelle, tariffe, complessi elenchi di patologie. E ancora, rilascio della tessera sanitaria con incursione nella complessa burocrazia dell’Agenzia delle entrate, consegna della carta nazionale dei servizi, quel miracolo amministrativo che dovrebbe consentire l’accesso informatico del cittadino a numerosi uffici e servizi. In sintesi: facilitatori della nostra esistenza che non godono certo del riconoscimento e considerazione sociale che meriterebbero. Funzionali a una “new economy” che da tempo società leader nel settore, come la GPI di Trento e la SDS di Taranto praticano con costanza e una buona dose di spregiudicatezza. Tanto da costituire raggruppamenti d’impresa con cooperative sociali di Rimini e Riva del Garda. Molteplici gli investimenti: dalle residenze assistenziali alla bioedilizia sulle rive del lago, dai call-center all’informatica, passando per la logistica dei magazzini e, financo, al recupero crediti.
Per saperne di più:
www.gpi.it
www.sdssrl.info
www.consorziosocialeromagnolo.it/cooperativa-sociale-in-opera
www.coopmimosa.com