Lazio.0: azienda di ‘supporto’ alle aziende

Ė l’ultima novità, in ambito sanitario ma in realtà, più che di gestione della salute si tratta di un ‘service’ a supporto della ingarbugliata matassa tecnico-amministrativa e gestionale di Asl e ospedali del Lazio. Il via a questa vera e propria rivoluzione copernicana lo hanno dato i consiglieri della Pisana con  l’approvazione, il 10 novembre scorso, della proposta di legge numero 115 del 21 febbraio 2019 “Istituzione dell’Azienda regionale sanitaria Lazio.0”, un ente strumentale controllato dalla Regione che si propone di “Razionalizzare e ottimizzare i livelli di efficacia ed efficienza organizzativa del servizio sanitario regionale (Ssr) attraverso forme di integrazione funzionale di servizi tecnici e operativi”, come recita l’articolo 1 del provvedimento. L’approccio all’azienda unificata nasce da lontano: sulla base delle esperienze maturate in Toscana, Liguria, Veneto e Lombardia, si è pensato di “superare la frammentazione e le disomogeneità aziendali”, per conferire maggiore operatività alle istituzioni sanitarie promuovendone “l’operatività attraverso la fissazione di standard regionali uniformi”. In sintesi: si accentrano le funzioni, si unificano uffici e servizi, si concentra in capo agli organi di vertice del nuovo ente la gestione degli approvvigionamenti di beni e servizi, delle gare di appalto, delle procedure concorsuali, la manutenzione e “valorizzazione” del patrimonio mobiliare e immobiliare. Si consente il supporto alle attività di alta formazione, il coordinamento e lo sviluppo del sistema informativo sanitario, la razionalizzazione e lo sviluppo della rete logistica e distributiva. Anche le reti assistenziali – come la banca dell’osso o del tessuto muscolo scheletrico – faranno capo a Lazio.0 a cui sarà demandato inoltre il supporto per l’attuazione di investimenti in sanità. Una mole di compiti licenziata dai consiglieri della Pisana con un ampio consenso: 28 voti favorevoli della maggioranza, 11 astenuti tra le file del centrodestra e il solo voto contrario della ex M5s Francesca De Vito, che nel suo intervento in Consiglio ha chiesto concretezza per riempire quella che potrebbe essere “l’ennesima scatola vuota che si apre in Regione”. Per scongiurare l’effetto carrozzone i vertici regionali si affidano ai conti, corredando la proposta di legge con la analisi costi-benefici, da cui si evince che questi ultimi dovrebbero ammontare, a regime, a 43 milioni annui di risparmi mentre il costo annuo per gli organi di governo dell’azienda – direttore generale e collegio sindacale, con supporto di direttore amministrativo, sanitario più l’organismo di vigilanza – non dovrebbe superare i 477mila euro, e poco meno di 2 milioni per il rimanente personale, che dovrebbe transitare da altri enti del Servizio sanitario regionale o similari. Le risorse arriveranno dal Fondo sanitario reginale, da servizi prestati ad altri enti regionali o da progetti speciali, anche in ambito europeo. La sede di Lazio.0 sarà a Roma, senza ulteriori oneri per le finanze pubbliche ma utilizzando immobili facenti parte del patrimonio regionale (e di risorse abbandonate ce ne sono parecchie, ndr). Il costo della dotazione strumentale ammonterebbe invece a 3.440.232 mila euro, comprensivo di start-up per l’avvio dell’attività. Secondo i promotori della neo azienda tale nuovo assetto, grazie alla flessibilità delle procedure, la semplificazione amministrativa, le economie di scala, il più diretto approccio gestionale, consentirà ad Asl e ospedali di concentrarsi sulla propria mission istituzionale che è la salute del cittadino. Ne è convinto il presidente della commissione Sanità regionale Rodolfo Lena, che commenta questo testo di 12 articoli come “Una legge che proietta in avanti il nostro modello sanitario, in grado di supportare e coordinare le realtà del servizio sanitario regionale migliorando e snellendo i processi amministrativi, anche in vista degli impegni strategici per la realizzazione del ‘Piano nazionale di ripresa e resilienza’”.

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