Le conseguenze del Piano di rientro
Questa volta non parliamo noi, lasciamo spazio ai cittadini o meglio, ai loro rappresentanti che in questo caso sembrano interpretare totalmente la volontà di coloro che li hanno eletti. Non crediamo di fare demagogia pubblicando il testo completo dell’esposto inviato dall’amministrazione comunale di Acquapendente – maggioranza e minoranza al completo – alla Procura della Repubblica di Viterbo e ad altre autorità competenti e invitiamo tutti a fare le proprie riflessioni sui provvedimenti assunti e sulle ripercussioni da essi derivanti.
“Com’è noto, a seguito dei decreti del Commissario ad Acta per la sanità della Regione Lazio On. Renata Polverini, e principalmente del decreto n. 80 del 2010, la rete ospedaliera della Regione Lazio ha subito una riorganizzazione che ha significato soprattutto per i territori delle Province una chiusura, passata sotto il termine di riconversione, di molti ospedali mettendo in seria discussione il diritto alla salute dei cittadini delle aree marginali. Una delle aree più colpite da questa scelta della Regione Lazio è sicuramente la Provincia di Viterbo, in particolar modo l’area nord che fa, o meglio faceva, riferimento all’ospedale di Acquapendente, un’area disagevole di 19 Comuni con circa 55.000 abitanti che dista dall’ospedale di riferimento (Belcolle) circa 70 km con tempi di percorrenza di 90 minuti. Con questa denuncia l’Amministrazione Comunale, quale responsabile della tutela dei cittadini, interviene per la sicurezza e l’incolumità della popolazione interessata. A seguito dell’applicazione del decreto 80 l’Amministrazione Comunale ha prodotto i seguenti documenti: integrazione all’atto aziendale approvato all’unanimità dalla Conferenza dei Sindaci; documento prodotto dalla Conferenza di Servizi; documento prodotto dal Consiglio Comunale straordinario. Tali documenti, che comportano anche proposte organizzative, denunciano la mancanza di una riorganizzazione complessiva della rete ospedaliera e territoriale, nonché una insufficiente copertura della rete emergenze/urgenze mettendo fortemente a rischio la risposta alla salute delle popolazioni di questo territorio, così come a tutt’oggi non si conosce l’esito del documento organizzativo (Atto Aziendale) all’esame della Regione Lazio. Pure in questa situazione, l’Azienda Sanitaria ha emanato una serie di provvedimenti tampone, e a volte anche poco chiari, senza riorganizzare nel complesso la struttura ospedaliera e le attività territoriali. Tale situazione è stata segnalata a mezzo stampa anche dal Comitato Pro Ospedale in data 29/10/2011. Il rischio a cui la Regione Lazio e l’Azienda Sanitaria hanno esposto le popolazioni di questo territorio non ha comportato nessuna economia di spesa, anzi la massiccia mobilità verso le Regioni confinanti (Toscana e Umbria) comporterà un notevole aumento dei costi a carico della Regione Lazio. Tutto questo crea una situazione di confusione sia per gli operatori sanitari che per la popolazione, e comporta una mancanza di sicurezza nella gestione delle emergenze/urgenze, e pertanto quale autorità competente sentiamo l’obbligo di segnalare tale pericolo, con rischi per omissioni dolose o colpose per l’incolumità della popolazione. Chiediamo a tutte le parti interessate di assumersi le proprie responsabilità”.